All’Opera è di scena la “Danza contemporanea”

Un insieme di varie scuole diverse e di stili che convivono, nella programmazione del Costanzi, tutta tesa a esplorare territori insoliti nella cultura coreutica di Toni Colotta

Ora che il clima tempestoso nel mondo dello spettacolo tende al sereno per l’allontanarsi (speriamo) della iattura di drastici tagli alle provvidenze finanziarie pubbliche, fa piacere ragionare di programmi che si aprono a nuove energie artistiche e a repertori più qualificati. Avviene nella stagione in corso del Teatro dell’Opera, nello specifico delle rappresentazioni di danza sotto la guida di Micha van Hoecke, direttore del Corpo di Ballo. Mentre si attende al Costanzi la trilogia di capolavori che in maggio farà rivivere coreografie classiche di Béjart, Balanchine e Robbins, sul palcoscenico del Nazionale si sono potute ritrovare in scena importanti personalità che hanno profondamente segnato il teatro del nostro tempo. “Danza contemporanea” è infatti il titolo di questo spettacolo che abbraccia opere di creatori diversissimi fra loro ma esponenti tutti di una sensibilità tesa ad esplorare territori insoliti nella cultura coreutica, e tutti ancora, per così dire, in attività di servizio.

Virgilio Sieni, del quale è il primo balletto in programma, “Ápeiron”, ci ha già abituati a vedere nella danza il linguaggio privilegiato per esprimere la nostra relazione con le cose, la vita esterna. E Sieni qui mette in scena sette donne nel loro dialogo con il vuoto, «con un richiamo al senso della nascita e della pietà». La musica, inedita per la danza, è quella di Arvo Pärt. Con il duo che segue, Michele Abbondanza-Antonella Bertoni, risalta una presenza attorale dei danzatori, che fu della grande Pina Bausch. Il loro “Addio Addio”, allusione alla fine di un amore, è un “pas de deux” interpretato da eccellenze del Corpo di Ballo, Mario Marozzi e Alessia Barberini. Per terzo numero in programma un gradito ritorno per i danzofili romani, Lindsay Kemp. L’artista inglese, vero performer dalle mille maschere sui risvolti del carattere umano, maestro nell’arte della mimica, fin dai decenni ultimi del secolo scorso trionfò, fra l’altro, in “Flowers”, “Duende”, “Alice”. Al Teatro dell’Opera Kemp conclude il trittico con “The Illusionist”, in cui evoca il cinema delle origini vestendo il ruolo di regista, su musiche di Carlos Miranda.

Un insieme dunque di scuole diverse, quindi di vari stili che “convivono”, come piace al direttore della Biennale Danza, Ismail Ivo. Da parte sua Micha van Hoecke, per la parte che gli compete alla testa del Ballo romano, proietta sul futuro il nuovo spettacolo, che considera base di esperienze con le quali il complesso di danza della Fondazione Lirica può «creare un repertorio, anche da portare in giro, da esportare». In questa performance «i ballerini sono interpreti, sono loro che partecipando a queste danze vi entrano non solo come danzatori ma anche come attori» Per cui la coreografia «diventa una loro espressione e una loro necessità di comunicare, di creare un ponte con il pubblico».

31 marzo 2011

Potrebbe piacerti anche