Alle Scuderie del Quirinale i pittori del Risorgimento
Dalla spedizione dei Mille alla proclamazione del regno d’Italia attraverso scene di vita quotidiana, soldati semplici, feriti, lettere dal fronte di Francesca Romana Cicero
È condivisibile il giudizio espresso da Paolucci sulla mostra “1861. I pittori del Risorgimento” allestita nelle sale delle Scuderie del Quirinale: è una «mostra di sentimenti», elegiaca, senza vuote sovrastrutture critiche, tesa a riproporre il sogno dell’Italia unita coltivato fin dai tempi di Dante. Un desiderio di libertà politica e civile e d’indipendenza dallo straniero rievocato attraverso eventi compresi tra la seconda guerra d’indipendenza e la spedizione dei Mille e il 1861, anno della proclamazione del regno d’Italia, di cui quest’anno ricorrono i 150 anni.
Su uno sfondo tricolore che avvolge l’intera mostra, si susseguono opere per lo più mai esposte per monumentalità e caratterizzazione di genere. Contrariamente alle attese, il sacrificio di quanti credettero in quell’ideale, umili soldati e gente comune, è poeticamente documentato e contrapposto alla crudezza della guerra.
Accanto a un’Italia discinta, sensuale, dopo la sconfitta del 1848 – “La meditazione” di Hayez –, rappresentata come una fanciulla che reca in mano una croce con impresse le date delle cinque giornate di Milano e con lo sguardo fisso, fiero, verso lo spettatore (“Ella guarda, Ella tace, ma guardando e tacendo Ella parla”), l’epopea di grandi battaglie che documentano la partecipazione popolare e collettiva a quell’ideale.
Sebbene di committenza pubblica e persino reale, le opere non rappresentano tanto lo spiegamento di forze o le grandi strategie tattiche, quanto i soldati semplici, i feriti, i nemici caduti, la trepidazione di quanti avevano i familiari al fronte, l’intimità della gente comune, le povere case, le lettere dal fronte. Dipinti eseguiti a opera dei cosiddetti pittori soldato, come Gerolamo Induno, patrioti che presero parte alle battaglie documentandone il risvolto umano, o pittori come il livornese Giovanni Fattori che, pur non combattendo in prima persona, si recò spesso nei luoghi degli scontri per poter rendere più efficacemente la drammaticità dei fatti.
La mostra si apre con le sculture di Masaniello che incita il popolo alla rivolta e Spartaco, schiavo, stratega e guerriero (Manzoni abbozzò una tragedia dedicata all’eroe tracio), simboli della lotta contro l’oppressore, e prosegue con l’omaggio al popolo anonimo, innocente ne “La trasteverina” – Roma ferita al cuore dai cannoni francesi del ’49 nelle sembianze delicate di una bimba riversa a terra tra le mura della sua casa –; lo scontro fratricida in Aspromonte, la breccia di Porta Pia, e si conclude con “la Veglia” di Borrani, dove tre donne di età diversa leggono, in uno scuro ambiente domestico, il bollettino del 9 gennaio 1878 che annuncia la morte del primo re d’Italia. Quaranta, in tutto, le opere esposte.
“1861. I pittori del Risorgimento” c/o Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio, 16. Fino al 16 gennaio 2011. Curatori: Fernando Mazzocca e Carlo Sisi. Catalogo: Skira 29 euro. Orari: da domenica a giovedì dalle 10 alle 20; venerdì e sabato fino alle 22.30. L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura. Biglietto di ingresso: intero 10 euro; ridotto 7.50 euro. Informazioni e prenotazioni: singoli, gruppi e laboratori d’arte tel. 06.39967500; scuole 06.39967200.
19 ottobre 2010