Alla Galleria Borghese il Rinascimento di Cranach
In mostra una rassegna della complessa e varia attività dell’artista tedesco. Spazio alle figure femminili, ai soggetti moraleggianti e alle “coppie mal assortite” di Francesca Romana Cicero
Alla Galleria Borghese la sapienza compositiva e pittorica di Cranach (1472-1553), evocatrice di un clima culturale diverso da quello del suo connazionale Albrecht Dürer e dei maestri del rinascimento italiano.
Vissuto alla corte del principe elettore Federico il Saggio e dei suoi successori, per cinquant’anni Cranach ha reinterpretato temi e ritrattistica umanistica, creando uno stile innovativo, il cui significato letterario, morale, politico, oltre che pittorico, è ancora oggetto di discussione. Uno stile che si fa “maniera”, permeata dallo spirito della riforma protestante di cui diviene una sorta di cronista-promotore, data l’amicizia con Lutero, di cui fu persino testimone di nozze. Amicizia consolidata dai ritratti eseguiti per lo stesso Lutero e sua moglie Katharina von Bora, e Filippo Melantone. Numerosissime, tuttavia, furono le committenze cattoliche che Cranach, ottimo imprenditore di se stesso, accettò per opportunismo, constatato lo scarso interesse delle chiese luterane per l’arte figurativa. Il cardinale Alberto di Brandeburgo, ad esempio, lo incaricò di decorare le chiese di Halle e Berlino (a poca distanza da Wittenberg, la città universitaria dove ebbe inizio la Riforma) con ben 140 dipinti.
Con l’obiettivo d’esaminare il rapporto tra l’opera di Cranach e l’arte rinascimentale italiana, la mostra offre una rassegna della complessa e varia attività di quest’artista con un percorso tematico, non cronologico, che prende le mosse dal capolavoro “Venere e Cupido che ruba il favo di miele”, probabilmente acquistato dallo stesso Scipione Borghese e di proprietà della Galleria. Unico capolavoro – fatta eccezione per “Adamo ed Eva”, anch’essi presenti in mostra, provenienti dagli Uffizi –, ospitato in un museo italiano. Una Venere, le cui graziose fattezze, ben diverse da quelle che ci aspetteremmo – accompagnate da un distico in latino di Chelidonio, che ricorda che la voluta, di breve durata, è unita al dolore, proprio come accade ad Amore quando gusta il miele, circondato da api che lo possono pungere – introducono il visitatore all’altro rinascimento, a cui allude efficacemente il sottotitolo della mostra.
L’altro rinascimento è il modus operandi di Cranach che si manifesta palesemente nelle seducenti raffigurazioni femminili, audacemente moderne nella pittura cinquecentesca. Sono creature sensuali dalla pelle bianchissima e liscia, flessibili e quasi prive di struttura ossea, incorniciate da una lunga chioma dorata, simili alle dame di corte del tempo. Lontane dalle nudità classicheggianti, sinonimo di bellezza ideale, di Botticelli, Raffaello e Tiziano, sono figurine con qualità affini in ogni suo quadro, inserite in tematiche mitologiche e bibliche, scenario ideale da far conoscere e divulgare in una corte ‘ai confini del mondo’, come doveva essere quella di Sassonia. Alcuni esempi, che illustrano il rapporto complesso di Cranach con il mondo pittorico italiano, sono ad esso affiancati per favorire una lettura critica contestuale.
In mostra anche soggetti moraleggianti che subiscono l’influenza di tesi in voga tra Quattro e Cinquecento, che sostenevano – anche con riferimenti biblici a Salomè e il Battista, Giuditta e Oloferne, Lot e le sue figlie o all’inganno per antonomasia di Eva etc. – il presunto “potere” o “inganno” delle donne (Weibermacht o Weiberlist), tradottosi in figure che utilizzano il proprio fascino per dominare, compromettere o persino annientare un uomo importante e inconsapevole. Temi molto apprezzati a corte, come la serie delle “Coppie male assortite” (un uomo vecchio rappresentato mentre dona gioielli alla sua giovane compagna o viceversa, con l’elemento più giovane che lancia uno sguardo ironico verso lo spettatore) che fungevano da exempla: costituivano un invito ad astenersi da quei comportamenti.
Chiudono la meritevole rassegna ed attestano la virtuosità dell’artista, dieci xilografie che nelle scene di caccia o di genere ricordano la pittura fiamminga.
“Lucas Cranach. L’altro Rinascimento” c/o Galleria Borghese, piazzale Scipione Borghese 5. Fino al 13 febbraio 2011. Curatori: Bernard Aikema e Anna Coliva. Catalogo: 24 ORE Motta Cultura 35 euro (in mostra). Orari: lunedì dalle 13 alle 19; dal martedì alla domenica dalle 9 alle 21. Biglietto: intero 11,50 euro per mostra e Galleria Borghese, più diritto di prevendita 2 euro (la prenotazione è obbligatoria). Prenotazioni: tel. 06.32810 – www.ticketeria.it.
28 dicembre 2010