Al Roma Gospel Festival, la spiritualità dei Neri d’America

I ritmi del jazz, del ragtime e del blues tra Natale e Capodanno e una musica gioiosa per cantare la speranza della Natività di Enrica Patrone

Spiritual e Gospel: sono i canti religiosi del popolo afro-americano, due diverse espressioni musicali che rappresentano la travagliata storia dei neri d’America dall’epoca delle deportazioni e della schiavitù alla secessione, una tradizione che continua fino ai nostri giorni. A Roma è soprattutto il Gospel Festival, diretto da Mario Ciampà, ad averci fatto conoscere undici anni fa questo genere – di cui pullulano le chiese protestanti, da Piazza Cavour a Via Nazionale a Via del Babuino, sia nella celebrazione che in concerti ad hoc – con il Festival al Parco della Musica che questo dicembre cade dal 20 al 31, con brindisi finale in concerto per festeggiare l’arrivo del 2007. L’Auditorium di Roma ospiterà tutte le sere alle 21, in Sala Sinopoli, alcune delle migliori formazioni corali e gruppi di spiritual e gospel provenienti dagli Stati Uniti, che faranno vivere con la loro profonda carica di gioiosa spiritualità un Natale diverso.

Si comincia con il reverendo John Alexander Thompson, pianista, cantante e arrangiatore, partito negli anni ‘70 col famoso gruppo “Stars of Faith of Black Nativity” e approdato oggi ai “Singers” che portano il suo nome; seguono l’Harlem Gospel Choir, di fama mondiale, e le atmosfere dei Voices del South Carolina, di Charleston; voci “a cappella”, come nella musica antica, ma con un repertorio più vicino alle nuove generazioni. Gruppi più amatoriali sono le “Sisters and Daughters of Praise” con i grandi classici del Natale, come “Swing Low Sweet Chariot”, “Adeste Fidelis” e “Oh Happy Day”; il Washington Gospel Choir di Patrick Lundy, permeato di suoni moderni, accenti funky, soul e groove, come anche il Windy City Gospel Choir, solista Bridgette Campbell. Nell’ensemble “Stevenson Clarke & Memphis Singers” un pianista, Dean Derrick, supporta cinque sorprendenti voci nere provenienti da Memphis (Tennesse).

Da non perdere il 29 i Golden Gospel Singers, fra i gruppi più conosciuti e amati in Europa, creato e diretto dal geniale Bob Singleton, che abbina in originali arrangiamenti il repertorio gospel e spiritual, alle più moderne tendenze hip-hop e rap, ampliando ed arricchendo a dismisura il repertorio tradizionale; il 30 The Legendary Soul Stirrers, veri pionieri della musica nera americana, che hanno influenzato generazioni di musicisti, a cominciare dai Rolling Stones. Il 31 gran finale con il “Christmas Tour” di Robin Brown, fra le migliori cantanti e pianiste gospel della Georgia, in scena con l’ensemble vocale degli Atlanta Gospel Singers.

Un po’ di storia: verso la metà del 1870 furono i predicatori protestanti a cantare i loro sermoni per fare proseliti, poi nacquero le “folk church” delle molte sette religiose che fecero proprie le pratiche religiose degli schiavi con le note forme musicali del call-and-response, del clapping e del ring shout. In seguito furono inseriti gli accompagnamenti strumentali con contrabbasso, batteria, pianoforte e ottoni. Da allora le cadenze blues, il ritmo del ragtime e le improvvisazioni jazz divennero parte integrante della musica gospel. Molto si deve al reverendo Albert Tindley (1900) ma a favorire questo cambiamento fu Thomas Dorsey (1930) considerato il Padre del Gospel: compose oltre 400 inni introducendo i ritmi blues e jazz. La cosa scandalizzò i puristi della musica sacra (spirituals) che considerarono la sua, “musica del diavolo”, non comprendendo subito l’influenza positiva che questa musica avrebbe avuto nell’avvicinare gli ascoltatori alla religione, e quale sarebbe stata la sua forza sociale. Ma gli scettici e i detrattori dovettero ben presto ricredersi. Celebri cantanti come Mahalia Jackson, Clara Ward, James Cleveland, Sam Cooke, Aretha Franklin, Ray Charles, resero il gospel popolare negli Stati Uniti, diffondendone i contenuti universali di libertà e di riscatto, di giustizia e dignità, e i sentimenti più profondi, dal dolore alla gioia della speranza, espressi da una musica autentica, intensa e spirituale. Una musica che commuove ed esalta ancora oggi.

15 dicembre 2006

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