Adolescenti e giovani, il rischio della “periferia”

Obiettivo puntato sul disagio dei ragazzi nel workshop organizzato alla Lateranense. Stefano Vicari (Neuropsichiatria infantile Bambino Gesù): «Sotto i 20 anni, il suicidio seconda causa di morte» di Daniele Piccini

«Gli adolescenti sono sempre più oggetto delle strategie di marketing. Le limitazioni economiche delle famiglie e il bisogno di allargare il consumo portano gli adolescenti a soddisfare il bisogno di consumo anche attraverso la sessualità». Tra le tante, anche questa è una modalità, divenuta cronaca nell’attività delle baby prostitute dei Parioli, secondo la quale, secondo il presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù Giuseppe Profiti, perfino un’età della vita può diventare “periferia esistenziale”.

Lunedì 7 aprile, presso la Pontificia Università Lateranense, un workshop dal titolo “Disagio sociale e periferie esistenziali: obbiettivo adolescenti e giovani”, organizzato dall’Istituto pastorale Redemptor hominis della Lateranense, dal Bambino Gesù e dal Centro diocesano per la pastorale sanitaria, ha fatto luce sul fenomeno. Nella fase adolescenziale, «in cui si cambia senza sapere dove si va», ha spiegato il vescovo Enrico Dal Covolo, rettore dell’ateneo, «gli adolescenti non sempre vengono aiutati dagli adulti» e la violenza è spesso la soluzione più a buon mercato. «Oggi – ha concluso – c’è l’urgenza di favorire percorsi che aiutino il giovane ad accettarsi come adulto, senza dimenticare la sua dimensione infantile».

Si tratta di dinamiche spesso tanto trascurate, che già volgersi ad esse rappresenta l’inizio della soluzione. «In Quaresima – ha detto monsignor Andrea Manto, direttore del Centro diocesano per la pastorale sanitaria – siamo tutti invitati alla conversione dello sguardo. Il nostro sguardo deve essere di presenza, di vicinanza: questo è già un metodo per risolvere i problemi». L’educazione non deve presentarsi come un raggiungimento di capacità che non si possiedono. «Prima di evidenziare ciò che manca – ha spiegato don Salvatore Currò, docente del Redemptor hominis – è importante riconoscere il “già”, i doni che si possiedono. L’educazione comincia dal far sentire l’altro importante. Se imposto il rapporto educativo su quello che manca trasmetto sfiducia. Serve invece un’ottica della fiducia e del dono più che del bisogno e della mancanza. Perché quando non abbiamo fiducia in noi stessi, fuggiamo da noi stessi».

Depressione e malattia mentale possono relegare l’adolescente nella periferia della propria esistenza. «Sotto i 20 anni – ha chiarito Stefano Vicari, responsabile Neuropsichiatria infantile del Bambino Gesù – la seconda causa di morte è il suicidio. Almeno il 5% degli adolescenti è depresso. Gran parte delle malattie mentali iniziano prima dei 14 anni. Sono fattori di rischio per l’incidenza delle malattie mentali avere parenti di primo grado con malattie mentali, uno scarso sviluppo intellettivo, abusi e maltrattamenti famigliari, l’uso di eroina, cocaina e cannabinoidi, su cui la società è spesso eccessivamente tollerante. Se c’è consumo abituale sotto i 18 anni cresce il rischio. È importante intervenire tempestivamente. Va segnalata tuttavia l’assenza sul territorio di strutture capaci di accogliere la richiesta di aiuto».

L’esito è che gli istituti carcerari sopperiscono alla scarsità di strutture sanitarie adeguate. «Quando sul territorio non c’è nulla – ha detto Donatella Caponetti, dirigente del Centro Giustizia minorile del Lazio – allora si ricorre al carcere. Che è paradossale: il ragazzo esprime un disagio psichico, esprime il bisogno di cura, e la risposta della società è il carcere». L’ascolto e la vicinanza agli adolescenti è già prevenzione e cura. Don Andrea Piccolo, sacerdote dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano e studente dell’Istituto pastorale Redemptor hominis, ha presentato l’esperienza di Radio infinity: un gruppo di ragazzi che diventa staff redazionale di una radio, dove amicizia e incontro tengono lontani disagio e solitudine: «Perché incontrarsi per una pizza insieme – ha detto il sacerdote – avvicina più di Whatsapp e di una telefonata al cellulare».

8 aprile 2014

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