A San Paolo la Chiesa con i nomadi

L’intervento della Caritas diocesana nella vicenda che ha visto un gruppo di circa centrotrenta rom stanziare nella basilica sulla via Ostiense. Accolti in una struttura a Tor Fiscale di Alberto Colaiacomo

Una Pasqua di passione e risurrezione quella che la Chiesa di Roma ha vissuto insieme a un gruppo di circa centotrenta rom che stanziavano presso la basilica di San Paolo. Una vicenda in cui al disagio e all’emarginazione, condizioni che caratterizzano questa minoranza etnica, si sono aggiunti aspetti legati alla legalità, al dibattito politico e alla capacità di accoglienza della città di Roma. Una vicenda iniziata tra le polemiche il giorno di Venerdì Santo e conclusasi a Pasqua, con i rom ospitati in una struttura individuata dalla Caritas diocesana e la benedizione di papa Benedetto XVI.

«Una risposta della Chiesa di Roma ai bisogni di una comunità molto provata, che ha espresso le sue istanze nel modo sbagliato, occupando una Basilica, anche perché malconsigliata e strumentalizzata»: così il direttore della Caritas, monsignor Enrico Feroci ha descritto gli avvenimenti.

La cronaca ha inizio venerdì scorso, con lo “sgombero” dei rom dall’insediamento abusivo che occupavano in via dei Cluniacensi. Il Comune di Roma, al momento dell’intervento, ha garantito loro una sistemazione temporanea – in attesa dell’inserimento in un campo attrezzato previsto dal “Piano nomadi” – soltanto per «donne, bambini e soggetti fragili».

I rom, non accettando questa alternativa, hanno chiesto l’intervento della Chiesa andando ad occupare le ultime file di posti nella basilica di San Paolo e il chiostro quadrilatero. È iniziato così l’intervento della Caritas di Roma che li ha assistiti presso un cortile laterale alla basilica, in un locale per loro adibito, garantendo pasti e generi di conforto; e successivamente – insieme agli agenti della Gendarmeria vaticana – si è prodigata per la soluzione migliore della vicenda, condividendo la richiesta di non separare i nuclei familiari, neanche nella sistemazione provvisoria.

Domenica sera la svolta: i rom accettano la proposta della Caritas di un’accoglienza provvisoria presso una struttura gestita dalla Cooperativa sociale Domus in cui viene garantita l’integrità dei nuclei familiari. Alcuni di loro, una decina, avevano optato il giorno prima di aderire al “programma di rimpatrio assistito” in Romania proposto dal Comune di Roma, accettando 500 euro di aiuto economico. Per loro, la Caritas aveva scelto di contribuire con altri 500 euro «per sostenere – spiega monsignor Feroci – un reinserimento in condizioni difficili a famiglie cui mancano completamente le risorse».

Al momento della partenza per le nuove destinazioni, la sorpresa: la visita di monsignor Filoni, il sostituto della Segreteria di Stato, per esprimere la vicinanza del Pontefice ai cittadini rom e l’augurio che «la soluzione temporanea trovata preluda ad una sistemazione stabile adeguata». Un’attenzione, quella di Benedetto XVI, che si è manifestata nuovamente il giorno successivo, quando ha fatto recapitare nella nuova struttura che li accoglie, un grande uovo pasquale per i bambini rom.

Il direttore della Caritas, che è sempre stato accanto ai rom della basilica nei tre giorni in cui si sono svolti i fatti, ha descritto l’intervento della Chiesa di Roma come «un segno per testimoniare la vicinanza ad ogni persona che ha bisogno».

«Sono stato tre giorni con loro – ha spiegato monsignor Feroci – e mi sono reso conto delle dinamiche familiari: la maggior parte delle famiglie sono come le nostre, con bambini che vanno a scuola, simpaticissimi, intelligenti. Dico, quindi, di lavorare tutti affinché si possa fare un percorso educativo, di attenzione; un percorso in cui loro possano essere integrati nella nostra realtà». Il direttore della Caritas invita anche «a lavorare per una progettualità che offra una vera alternativa ai rom».

27 aprile 2011

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