Biotestamento, Age: «È fumo negli occhi»

Il presidente Fabrizio Azzolini commenta l’istituzione nel Comune di Roma del registro del testamento biologico: «Atto simbolico del tutto inutile e per nulla vincolante» di F. Cif.

Solo «fumo negli occhi dei cittadini». Il presidente dell’Associazione italiana genitori (Age) Fabrizio Azzolini definisce così l’istituzione nel Comune di Roma del registro del testamento biologico. «È un atto simbolico e ideologico, ma del tutto inutile e per nulla vincolante giuridicamente come sa benissimo ogni giurista», dichiara, ricordando come i romani in questi anni abbiano già disertato analoghi registri aperti in alcuni municipi. Il testamento biologico depositato in Comune «non ha la forza di vincolare nessuno a rispettare le indicazioni ivi contenute – sottolinea ancora Azzolini -. Chi avesse interesse e titolo per far valere un biotestamento dovrebbe rivolgersi a un giudice che, a sua volta, dovrebbe determinare l’attualità e la verità di dichiarazioni depositate magari molto tempo prima dell’evento, senza certezza alcuna salvo quella della data di registrazione e senza garanzia che da quel giorno la persona per la quale si ora si vuole far valere il testamento biologico non abbia cambiato idea».

Non solo. In assenza di una normativa nazionale univoca sul fine vita, rileva il presidente Age, «ci troviamo in un far west sui contenuti dei biotestamenti dei registri comunali, con una regolamentazione differenziata a seconda della residenza e con il rischio di abusi per persone disabili o psicologicamente fragili. Il cittadino di un Comune potrebbe vedere regolamentata la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione in un modo e il cittadino di un Comune vicino in un modo opposto». E non aiuta la tendenza dei Comuni ad accettare qualunque tipo di testamento biologico, «mettendo inevitabilmente insieme testi ben meditati e costruiti con dichiarazioni inutilizzabili perché prive di elementi rigorosi e dunque illegittime. Un far west che il sindaco Marino di fatto alimenta mentre afferma che “in attesa che il Parlamento riempia questo vuoto Roma vuole fare la sua parte”».

Ben diverse le priorità che l’Age indica al primo cittadino della Capitale, partendo dai «veri problemi dei cittadini» e dalle «difficoltà quotidiane delle famiglie». Su tutte, l’apertura di un Ufficio famiglia in ogni municipio, proposta in campagna elettorale al Forum regionale delle associazioni familiari ma finora rimasta sulla carta: «Era solo una promessa elettorale?»

27 giugno 2014

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