La Festa dei Popoli e la ricchezza dell’incontro

Il 18 maggio la 23esima edizione nel piazzale della basilica di San Giovanni. Scalabriniani, Caritas e Migrantes al lavoro per l’organizzazione. Attese 10mila persone. Messa del cardinale Turkson di Mariaelena Finessi

Tutto iniziò 23 anni fa alla parrocchia del Santissimo Redentore a Val Melaina: tanto è passato dalla prima Festa dei Popoli, evento celebrativo della presenza straniera nella Capitale. In quel tempo, erano gli anni ’90, Roma cambiava volto attraverso le vicissitudini del fenomeno migratorio e un gruppo di persone, abitanti del quartiere, accettò la sfida: andare incontro ai nuovi arrivati. Una scommessa che ha dato i suoi frutti e che ha conquistato i cuori e le volontà di molti, tanto che domenica 18 maggio a piazza San Giovanni in Laterano sono attese oltre 10mila persone di oltre 50 Paesi per questa XXIII edizione della Festa dal titolo «Una ricchezza da accogliere». Un titolo che «non è una pia esortazione – spiega padre Gaetano Saracino, parroco del Santissimo Redentore, scalabriniano – ma una convinzione: qualcosa di importante c’è ed è offerto alla Chiesa e alla cittadinanza. Prendervi parte vuol dire cambiare, mutare, se non convertire le proprie visioni, le proprie convinzioni. Dalla conversione in poi, si sa, è tutta un’altra storia». Con «l’obbligo di guardare avanti per non ripetersi», continua lo scalabriniano, restano tuttavia fermi alcuni punti: «L’importanza ecclesiale e sociale della presenza dei migranti nella diocesi e nella città di Roma», come pure «l’impegno a manifestare alla comunità cittadina l’accettazione dell’alterità e il coraggio della convivenza».

Promossa dagli Uffici Caritas e Migrantes del Vicariato e dai Missionari scalabriniani, la Festa dei Popoli è oggi un faro che raccoglie il lavoro capillare e spesso silenzioso delle tante realtà che si adoperano a servizio dei migranti. E tuttavia l’arricchimento è reciproco. «La ricchezza dell’incontro con l’altro, della relazione, dello scoprire Gesù attraverso il dialogo con chi ci è prossimo: questo – spiega monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana – è l’apporto delle comunità immigrate alle nostre parrocchie e alla nostra società, che va ben oltre la loro importanza per l’economia e la demografia del nostro Paese». La Festa dei Popoli, infatti, «ci fa concreti testimoni di quello che nella Chiesa annunciamo quotidianamente – precisa don Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio Migrantes del Vicariato -. È un cantiere aperto, dove si lavora tutti insieme e dove agli stessi stranieri è permesso di conoscersi per superare le reciproche diffidenze, mentre ai laici e ai sacerdoti è data l’opportunità di collaborare alla realizzazione di un evento comunitario nel quale crediamo fortemente, nella convinzione che le migrazioni siano una risorsa e non un problema».

Gli ostacoli non mancano e nemmeno vanno nascosti. Anzi. La «nostra festa, che avrà il culmine nella celebrazione eucaristica – puntualizza monsignor Feroci – vuole anche essere l’occasione per far riflettere la città su quanto sta accadendo a Roma con migliaia di richiedenti asilo e rifugiati, di cui molti bambini, che vivono in condizioni precarie, in accampamenti di fortuna, ignorati dalle istituzioni e abbandonati a se stessi. Che il nostro spezzare il pane sia il primo segno di condivisione verso le loro sofferenze». La presenza alla Festa di una delle cosiddette croci di Lampedusa inviterà a riflettere sulla sciagurata sorte di troppi migranti.

Ricco il programma della giornata che avrà inizio alle 9 con l’apertura degli stand e di alcune mostre a tema, allestite sulla piazza. Spazio anche al dibattito curato dai laici scalabriniani e dagli ideatori del sito www.baobabroma.org. Alle 12, la Messa nella basilica lateranense presieduta dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio giustizia e pace. Subito dopo ci sarà spazio, nei giardini antistanti la basilica, per le degustazioni di piatti etnici a cui seguirà un pomeriggio fatto di spettacoli, con l’esibizione delle varie comunità straniere, ma anche di laboratori e workshop.

14 maggio 2014

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