Domenica 4 maggio la Giornata per l’Università Cattolica: i giovani al centro

Il rettore Franco Anelli: «Prepariamo e accompagniamo gli studenti fino alla delicata transizione dagli studi al lavoro» sviluppando un profondo «dialogo tra fede e ragione» di Mariaelena Finessi

Il primo a parlare di “emergenza educativa” è stato Benedetto XVI, che nella Lettera alla diocesi di Roma del 2008 spiegò che le difficoltà ad educare – da parte della famiglia, della scuola e della società intera – derivano da «una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Diventa difficile, allora – disse allora Ratzinger – trasmettere da una generazione all’altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita».

Sono trascorsi sei anni da quando quelle parole furono formulate e nel frattempo una crisi economica ha sparigliato la vita di molte famiglie italiane. Una concausa di elementi che, nel far registrare anche un calo di iscrizioni ai corsi universitari, svela il volto di una società che sembra non voler giocare più la carta della formazione. La convinzione, spiega Alessandro Rosina, docente di Demografia alla Cattolica di Milano, è che «non sia conveniente» vivere in Italia avendo una laurea in tasca. «Questo è però sbagliato anche perché lo studio garantisce, oltre che una migliore qualità di vita anche migliori relazioni umane».

Eppure, la formazione è ciò su cui «investiamo meno»: così facendo, diminuiscono le opportunità ma anche la fiducia in chi dovrebbe invece garantirle, come confermano alcuni dei dati del “Rapporto Giovani” – di cui Rosina è peraltro il coordinatore -, la più approfondita ed estesa ricerca dell’ultimo decennio sull’universo giovanile ,condotta su un campione di 9mila persone tra i 18 e i 29 anni. Il Rapporto mostra una sfiducia crescente dei ragazzi verso le istituzioni. A cavarsela, «a parte la famiglia», è solo l’università. La situazione attuale si presenta così: «Da un lato si investe di meno sul capitale umano e in tal senso – precisa Rosina – la formazione è cruciale. Dall’altro, se si esclude la famiglia, c’è un’università che regge e dalla quale ripartire».

Un concetto, quello della necessità di valorizzare le capacità dei giovani, su cui Rosina va riflettendo da anni e che rinnova in occasione della 90esima Giornata dell’università Cattolica, organizzata dall’Istituto Giuseppe Toniolo (www.giornatauniversitacattolica.it). L’evento, che si celebra domenica 4 maggio sul tema «Con i giovani protagonisti del futuro», è occasione per rilanciare l’appello a sostenere economicamente le iniziative dell’ateneo, nell’ambito della ricerca e della promozione culturale oltre che sotto forma di sussidi per ragazzi meritevoli. Solo nel 2013, per dire, ben 1300 studenti hanno potuto beneficiare di borse di studio, scambi in università straniere e progetti di solidarietà internazionali, corsi di lingua e di alta formazione mentre sono stati finanziati progetti di ricerca su famiglia, ambiente e lavoro.

La Cattolica, infatti, «non si accontenta di sopravvivere nella competizione globale», sintetizza il rettore, Franco Anelli, ma si impegna «a preparare e accompagnare» gli studenti lungo tutto il percorso accademico fino alla «delicata transizione dagli studi al lavoro», mettendo sempre al centro la dimensione umana. Perché se è già vero che «l’università è un luogo decisivo per i giovani», come scrive nel suo messaggio per la Giornata la presidenza della Conferenza episcopale italiana, «a tutto ciò, la Cattolica aggiunge la possibilità di sviluppare un fecondo dialogo tra fede e ragione, cristianesimo e cultura, esperienza ecclesiale e impegno sociale. Ai giovani che la scelgono – conclude la Cei – viene data la possibilità di pensare il futuro, il lavoro, la famiglia, la convivenza umana» alla luce dei valori e dell’etica cristiana.

2 maggio 2014

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