Simona Molinari racconta “la felicità” in tour

Tappa nella Capitale, al Parco della Musica il 29 gennaio, per la cantautrice di origine napoletana proiettata oltreoceano, nell’ambito del LazioWave. «Mi sono data una missione: tenere vivo il jazz» di Concita De Simone

In lei c’è tutta la carica di chi, oltre ad avere una grande passione per la musica, ha molta determinazione nel raggiungere i propri obiettivi e studia e si impegna a fondo per centrarli. Napoletana, classe 1983, adottata da L’Aquila, dove si è diplomata al Conservatorio, Simona Molinari è una delle voci più interessanti dell’attuale panorama italiano. L’ultimo anno per lei è stato cruciale. Prima ha consolidato il sodalizio con il pianista newyorkese Peter Cincotti, iniziato con il precedente album “Tua”, partecipando insieme al 63° Festival di Sanremo, dove si sono esibiti con i brani Dr. Jekyll Mr. Hyde, scritto da Lelio Luttazzi, e La Felicità, scritto da lei. Poi il successo del suo quarto album, omonimo del brano di Luttazzi, con la partecipazione di artisti di fama internazionale come Gilberto Gil, Lelio Luttazzi, Peter Cincotti, Roberto Gatto e i The Sweet Life Society. E, dopo essersi esibita già a Tokyo, Shanghai e Pechino, il tour teatrale che l’ha condotta fino al celebre Blu Note di New York e che farà tappa a Roma, all’Auditorium Parco Della Musica, il prossimo 29 gennaio, nell’ambito del LazioWave, festival che promuove l’incontro sul palcoscenico tra big della musica e artisti emergenti. Simona sarà accompagnata dalla Mosca Jazz Band composta da Fabio Colella alla batteria, Fabrizio Pierleoni al contrabbasso, Frank Armocida alle percussioni, dj Nick Valente alle chitarre, Sade Mangiaracina al piano e Nick Tariello alla tromba. In scaletta canzoni come Sampa Milano, Where The Clouds Go e Dr. Jekyll Mr. Hyde, si alterneranno in concerto a brani inediti, celebri standard jazz e successi dei precedenti dischi come Egocentrica, Amore a Prima Vista, Forse, e la hit radiofonica In cerca di te (Sola me ne vo’ per la città), rimasta per sei mesi in testa nella classifica dei singoli più venduti di iTunes. Simona Molinari piace ai jazzisti per la sua voce suadente (studia canto jazz già da adolescente) che ben si adatta alla musica electro-swing, allargando consensi a un pubblico sempre più trasversale. Lei ricambia promuovendo nel mondo un suono tutto personale, che non nasce improvvisato in tv ma ha radici nelle sue prime lezioni di canto a otto anni e nella sua passione per i vecchi musical americani, che presto, come ci racconta in esclusiva, potrà sperimentare direttamente sul palco.

Cosa ti ha reso felice in questo ultimo anno?
Sento di aver toccato tutte tappe che mi ero prefissata da molto. Penso all’esibizione a New York, al duetto con Bocelli, alla partecipazione al Festival di Sanremo e al Premio Tenco, al tour, che condivido con persone che prima di essere ottimi musicisti sono miei amici.

Quando ti esibisci all’estero, pensi mai di rappresentare un pizzico d’Italia?
Ci penso e la cosa mi inorgoglisce molto. Anche perché io canto in italiano e per me è un modo per raccontare la bellezza che c’è nel nostro Paese.

Che aria si respirava al Blu Note di New York?
Io ho provato parecchia tensione, direi terrore anzi. Prima di salire su un palco così ricco di storia, calcato da artisti che stimo tantissimo, c’è voluto un pieno di autostima. Il pubblico però mi ha aiutata molto. La gente rispondeva, nonostante non fossero italiani ma americani, israeliani, latino americani. Sono stati molto calorosi, applaudivano in ogni pausa o fraseggio.

In un periodo in cui in Italia sono esplose tante belle nuove voci femminili, sei riuscita ad importi e risultare riconoscibile. Come nasce il tuo stile?
Molte cantanti che arrivano alla discografia non scrivono testi o musica, accettano di cantare quello che viene proposto o talvolta imposto. Per me è stato diverso, ho deciso di intraprendere questo percorso quando ho capito che oltre a dimostrare di avere una bella voce volevo dire delle cose. Così, ho messo insieme quello che ho ascoltato e studiato e mi sono data una missione: tenere vivo un genere come il jazz che rischiava di essere soffocato dal pop e farlo conoscere a un pubblico variegato.

Il concerto di Roma chiude il tour teatrale. Cosa riserverai al pubblico romano?
Vorrei che fosse una festa, ci sto lavorando. Inviterò tante persone che hanno colorato questo mio anno.

Cosa ti aspetta nel 2014?
Direi che l’anno nuovo è iniziato con tanta carne al fuoco, come si suol dire. Vi anticipo che sono nel cast di un musical con una produzione importante. A marzo poi farò la mia prima tappa a Mosca e sperimenterò così un pubblico e un mondo che non conosco affatto. Per la prossima estate poi, ci sarà un nuovo progetto live.

10 gennaio 2014

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