Insegnanti, l’inutile pasticcio dei 150 euro
Risolta la questione del blocco degli scatti percipiti dai docenti, resta una domanda: perché una misura così penalizzante e mortificante per tutto il mondo dell’istruzione? di Agenzia Sir
Era necessario arrivare a questo punto? La domanda, come si suol dire, sorge spontanea dopo la questione – risolta positivamente – del blocco degli scatti percepiti dagli insegnanti. Centocinquanta euro in meno al mese nella busta paga, fino alla restituzione dei soldi percepiti in più nel 2013: questa la stangata che stava per abbattersi sugli insegnanti italiani. La vicenda nasce dal Dpr (Decreto del presidente della Repubblica) 122/2013, emanato a settembre ed entrato in vigore a novembre, a seguito del quale, a fine dicembre, il ministero dell’Economia ha disposto il recupero delle somme pagate nel 2013 per quei docenti che avevano maturato gli aumenti per anzianità. Una richiesta che ha sollevato le polemiche di tutti i sindacati della scuola e che è stata contestata anche dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza.
Un brutto pasticcio, insomma, cui si è posto rimedio questa mattina nel corso di una riunione a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Enrico Letta, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, e il ministro Carrozza. «Gli insegnanti – si legge in una nota di Palazzo Chigi – non dovranno restituire i 150 euro percepiti nel 2013 derivanti dalla questione del blocco degli scatti». E qui ritorna la domanda: era necessario arrivare a questo punto? Perché una misura così penalizzante e mortificante per gli insegnanti, e quindi per tutto il mondo dell’istruzione? Di certo va riconosciuta la grande tempestività con cui, resisi conto dell’errore, ci si è fatti carico del problema. Anche perché, come ricorda Giuseppe Desideri, presidente dell’Associazione italiana maestri cattolici (Aimc), «il provvedimento andava in maniera del tutto opposta al decreto scuola del governo Letta che, per la prima volta dopo tanti anni, non prevedeva tagli ma dedicava alla scuola un po’ di attenzione, anche economica, se pure minima».
Al fondo della questione resta, però, il fatto che di un brutto pasticcio si è trattato. In modo particolare se si tiene conto che il provvedimento, con valore retroattivo, avrebbe provocato ulteriore incertezza e disorientamento. Senza contare che un prelievo di 150 euro su stipendi medi di 1.500 euro avrebbe ridotto ancora di più il potere di acquisto di una categoria che dal punto di vista retributivo non si posiziona a grande distanza dalla soglia della povertà fissata per una famiglia di due persone a 1.000 euro (1.330 per una famiglia di tre persone). E ora? Cosa succederà? Risposta cercasi prima di altri pasticci.
8 gennaio 2014