Il ministro Carrozza: «Orientare non è fare marketing»

Ospite del convegno organizzato dall’Ufficio scuola della diocesi e dall’Ufficio scolastico regionale, ha invitato i professori a essere «mentori» delle nuove generazioni di Christian Giorgio

Un Paese in cui l’istruzione fa sempre più fatica a essere strumento di «promozione sociale». Dove chi completa il percorso di studi è, nella maggior parte dei casi, lo studente che proviene da famiglie benestanti in cui almeno uno dei genitori è laureato. Un Paese in cui è sempre più evidente uno «scollamento» tra il mondo dell’università, della scuola e quello del lavoro. Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza non ha paura di utilizzare tinte fosche nell’affrescare la situazione del sistema scolastico e universitario italiano. Lo ha fatto sotto lo sguardo dei Papi della Sala della Conciliazione del Vicariato, nel pomeriggio di mercoledì 23 ottobre, al convegno di studio «Orientamento è accompagnamento promosso in collaborazione dall’Ufficio scuola della diocesi e dall’Ufficio scolastico regionale.

È un problema matematico quello che ha posto, in primis, la titolare del dicastero di viale Trastevere. Ed essendo il ministro laureata in fisica ce lo si aspetterebbe abbastanza complesso, invece: «Nel nostro Paese “3 + 2” fa 7, 8. Quasi mai cinque», ha detto riferendosi alla formula che, dopo la riforma del 1999, ha introdotto la laurea triennale e quella specialistica. «I nostri studenti non sono in grado di laurearsi nei tempi previsti» ha sottolineato il ministro, ribadendo l’importanza di fornire ai giovani che si affacciano al mondo dell’università «tutte le informazioni, in modo chiaro» per poterli orientare al meglio nella scelta del corso di laurea più affine ai loro profili. Anche per questo «sarà basata soprattutto sul concetto di “mentoring” la formazione del futuro», ha chiarito il ministro. Ogni professore, «specialmente negli ultimi due anni delle superiori» deve essere «in grado di orientare gli studenti» nelle scelte di studio o di lavoro che affronteranno.

E dalla parte delle università? Maria Chiara Carrozza ha tirato le orecchie a quegli atenei che fanno «marketing universitario» per attirare gli studenti: «L’orientamento è un’altra cosa», ha chiosato il ministro. Dello stesso avviso il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Maddalena Novelli: «L’orientamento deve essere centrato su elementi valoriali» in grado anche di attivare «connessioni di cooperazione» sul territorio. Lavorare insieme dunque, «creare reti» tra atenei, tra scuole superiori mettendole in comunicazione. Secondo i dati citati da Novelli e forniti da Alma Diploma, il 40% degli studenti degli istituti superiori del Lazio si sono pentiti della scelta fatta e si vorrebbero iscrivere in una scuola con un differente percorso formativo. Sono invece l’11%, dopo poco più di due mesi dall’iscrizione, coloro che cambiano idea all’università. Solo il 30% degli iscritti arriverà poi a completare gli studi. Questi numeri mostrano quanto sia importante «dare agli studenti una chiave critica per leggere la propria identità e fare le scelte giuste» ha puntualizzato Novelli.

Il quarto e quinto anno devono essere «officine di senso» ha detto don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio scuola del Vicariato, che ha parlato di tre fasi dell’attività di orientamento: «Accostarsi» ai ragazzi, «entrando in dialogo con loro, in relazione»; «indicare una mèta»; infine «congedarsi», avere cioè «il coraggio di passare il testimone» per «aprire spazi» nel lavoro, e più in generale nella società, alle nuove generazioni. «Questa è una logica evangelica alla quale in primis la Chiesa deve attenersi», ha concluso don Morlacchi. A termine dell’incontro, che si inserisce nella “Settimana dell’accoglienza” delle matricole organizzata dall’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria, è intervenuto il direttore monsignor Lorenzo Leuzzi: «Dobbiamo partire dal presupposto che bisogna formare i giovani alla conoscenza. Questo comporta un coinvolgimento personale di noi tutti, di coloro, cioè, che hanno la funzione di educatori». L’obiettivo, ha chiarito il vescovo: «Mettere in condizione le nuovi generazioni non solo di compiere delle scelte valide per il proprio percorso di studi ma anche per la propria vita».

24 ottobre 2013

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