Odoardo Focherini, la straordinarietà di una vita normale

Primo reporter italiano a essere beatificato, il 15 giugno, salvò 105 ebrei dalla deportazione. Internato in Germania, morirà nel ’44 da martire. Tarquinio: «Ha affrontato con mezzi poveri una grande disumanità» di Mariaelena Finessi

«Se tu avessi visto come io ho visto in questo carcere cosa fanno patire agli ebrei, rimpiangeresti di non averne salvati in numero maggiore». È in queste parole, affidate ad una delle 166 lettere inviate ai familiari durante la prigionia per mano dei nazisti, il cuore di Odoardo Focherini, il primo giornalista italiano ad essere beatificato. La celebrazione del rito, che si terrà il 15 giugno a Carpi (Modena), sarà presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Sposo, padre di sette figli, assicuratore, presidente dell’Azione cattolica di Carpi, cronista per L’Osservatore Romano e amministratore de L’Avvenire d’Italia, Focherini salvò 105 ebrei dalla deportazione. Arrestato nel marzo del ’44 mentre cerca di organizzare la fuga di Enrico Donati, l’ultimo ebreo che riesce a mettere in salvo, viene internato nei campi di concentramento di Fossoli (Carpi) e Gries (Bolzano) per poi essere deportato in Germania, dove morirà nel 1944 da martire “in odium fidei”, cioè proprio a ragione della sua «autentica testimonianza della fede cattolica», come ricorda padre Giovangiuseppe Califano, postulatore della causa di beatificazione, nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri, martedì 4 giugno, a Roma.

«Senza Cristo, la vita di Odoardo Focherini sarebbe stata una vita probabilmente come tante altre – spiega monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi -, ma che non avrebbe avuto quella connotazione particolare che ha espresso. In fondo, egli ha realizzato la vocazione di ogni uomo che viene al mondo, essere cioè immagine di Cristo. Focherini lo è stato fino alle estreme conseguenze, fino cioè al martirio». Sottolineando «la straordinarietà» della «vita normale» del giornalista, Franco Miano, presidente dell’Azione Cattolica italiana, invita a riflettere come la «normalità offra sempre a ciascuno la possibilità della santità» poiché non c’è «contraddizione tra questa e l’impegno nel mondo». Reporter mai in combutta col regime, Focherini ha saputo «affrontare con mezzi poveri una grande disumanità – è la riflessione di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, presente alla conferenza stampa -, offrendo una lezione per i giornalisti di oggi», che consiste «nell’avere il coraggio di dire quello che c’è da dire con tutta la carità possibile. Lezione civile oltre che cristiana».

Un pensiero, quest’ultimo, condiviso anche da Francesco Manicardi, nipote di Focherini, che citando Papa Francesco conclude ricordando come, quella del nonno Odoardo, sia «l’immagine più efficace di un cristiano non da salotto, ma da strada, da lavoro, da famiglia, uno che ha fatto della quotidianità uno straordinario dono. Persona ammirabile ma soprattutto imitabile». Medaglia d’oro al merito civile della Repubblica italiana, il giornalista emiliano è anche “Giusto tra le Nazioni” allo Yad Vashem di Gerusalemme. «Dichiaro di morire nella più pura fede cattolica apostolica romana e nella piena sottomissione alla volontà di Dio – dice Odardo nelle ultime parole riportate da testimoni – offrendo la mia vita in olocausto per la mia diocesi, per l’Azione cattolica, per L’Avvenire d’Italia e per il ritorno della pace nel mondo. Vi prego di riferire a mia moglie che le sono sempre rimasto fedele, l’ho sempre pensata, e sempre intensamente amata».

5 giugno 2013

Potrebbe piacerti anche