“Sacrosanctum Concilium”, «segno tangibile di rinnovamento»

All’Università Lateranense l’incontro sulla Costituzione che cinquant’anni fa ha modificato la liturgia. Il cardinale Vallini: «Ha abbattuto le barriere tra il sacerdote e il popolo» di Christian Giorgio

«La liturgia ci fa vivere l’amore del Signore, la gioia della presenza dello Spirito Santo. Siate contagiosi, innamoratevi della Parola di Dio e tutto cambierà. Da stasera Roma cambia!». Questo l’appello del cardinale vicario Agostino Vallini intervenuto ieri, 22 maggio, al convegno «Prospettive pastorali nella Costituzione “Sacrosanctum Concilium” a cinquant’anni dalla sua promulgazione» (FOTO) , organizzato dall’Ufficio liturgico del Vicariato.

È stata l’aula magna della Pontificia Università Lateranense a ospitare l’incontro al quale hanno preso parte il rettore, monsignor Enrico dal Covolo, monsignor Alceste Catella, presidente della Commissione episcopale per la Liturgia della Cei e padre Giuseppe Midili, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano. «La riforma liturgica – ha spiegato padre Midili – è in funzione a un rinnovamento della pastorale. E pastorale liturgica significa ricondurre il gregge al buon pastore». Sono passati cinquant’anni dalla promulgazione della “Sacrosanctum Concilium” per mano di Papa Paolo VI.

Un periodo, quello del Concilio, ha ricordato il cardinale Vallini, «durante il quale si avvertiva un soffio nuovo, quello di una primavera della Chiesa che si apriva al mondo con grande entusiasmo». La “Sacrosanctum Concilium” è stata il segno tangibile di questo rinnovamento; bisognava «pregare e celebrare il culto al Signore facendo esperienza di ciò che si celebrava – ha sottolineato il cardinale vicario -, abbattendo le barriere tra il sacerdote e il popolo posto in ascolto della Parola».

Ed è proprio sul rapporto dialogico tra il celebrante e l’assemblea che si è soffermato monsignor Catella: «La celebrazione liturgica cristiana è un’esperienza intesa a instaurare e far vivere un circolo comunicativo tra mittente e destinatario – ha riflettuto -, tra la Sacra Scrittura e chi, ascoltandola, accetta la presenza del Signore Gesù». Uno dei punti di forza della “Sacrosancum Concilium” sta nel «ripresentare i grandi temi della fede nelle azioni rituali», rigenerando la relazione tra Dio e il suo popolo. Il tutto, ha concluso monsignor Catella, «senza mai rischiare di cadere in un ritualismo» che è ben lungi dall’educare all’ascolto della Parola che sola, può farci riscoprire «l’insieme del nostro essere e della nostra fede».

Questo incontro tra i fedeli e la Parola di Dio, per monsignor Enrico dal Covolo, è stato rinvigorito dal «progetto grandioso» della “Sacrosanctum Concilium”, e più in generale dal rinnovato rapporto tra liturgia e vita. «Riprendiamo, quindi – ha incitato il rettore -, questo documento prezioso come ci raccomandava già il beato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nell’indire questo Anno della fede», in modo tale da trovare «l’afflato di quel medesimo Spirito che ha preso possesso di noi nel momento del battesimo».

In conclusione il cardinale Vallini ha esortato i presenti a fare propri gli insegnamenti della “Sacrosanctum Concilium” adattandoli alla vita delle comunità parrocchiali di appartenenza: «Aiutateci a creare il clima celebrativo di fede per cui nelle chiese si possa incontrare il Signore. Così Roma cambia». La liturgia, ha aggiunto, «è far sentire i gesti della fede», tramite i quali, «la Messa può avere quei frutti che solo voi laici potete portare al di fuori delle mura della chiesa».

23 maggio 2013

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