Piano nomadi, la Cassazione respinge il ricorso
Il pronunciamento stabilisce la fine dello stato d’emergenza richiesto per la prima volta nel 2008 e poi prorogato. La Caritas: «Sentenza superata». Associaizone 21 luglio: «Pagina buia dei diritti umani» di Lo. Leo.
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del governo italiano sullo stato di emergenza presentato il 15 febbraio 2012 con cui si richiedeva di rivedere la sentenza del Consiglio di Stato che nel novembre 2011 aveva dichiarato l’illegittimità dello status emergenziale sul territorio italiano.
Lo stato di emergenza era stato dichiarato, nel 2008, dall’allora presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, che in un decreto parlava di «stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi». Al 31 maggio 2009, data di scadenza dello stato di emergenza, un nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri chiedeva una proroga al 31 dicembre 2010, ulteriormente esteso alla fine del 2011.
Il 16 novembre del 2011, a seguito di un ricorso presentato da European Roma Rights Centre e da una famiglia rom, il Consiglio di Stato statuiva «l’illegittimità del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 maggio 2008». Contro di essa il 15 febbraio 2012 il governo presentava ricorso alla Corte suprema di Cassazione, che oggi, 5 maggio, ha rigettato il ricorso, chiudendo ogni possibilità di ulteriori appelli.
La sentenza «è superata» per la Caritas diocesana, «la discriminazione c’era nel piano nomadi per come era strutturato, ma vi aveva ovviato il piano varato dal ministro Andrea Riccardi e presentato all’Unione europea». Secondo l’associazione 21 luglio così si chiude «una delle pagine più buie dei diritti umani delle comunità rom e sinti in Italia. Dietro la giustificazione di un presunto “stato di emergenza”, le autorità delle città interessate, in deroga alle normative vigenti, hanno promosso politiche segnate da schedature etniche, costruzione di mega campi monoetnici e azioni di sgombero forzato».
3 maggio 2013