Il «Cyrano» con Preziosi al Quirino

La «commedia eroica» di Rostand in scena fino al 10 febbraio. Nei panni dello spadaccino, un Preziosi post-romantico concentrato sulla «anomalia di spirito» di Toni Colotta

L’ennesimo “Cyrano de Bergerac” . Coi nostri ricordi siamo andati a ritroso e ne abbiamo contate cinque edizioni fino agli anni ’90 del secolo scorso. Con relativa glorificazione per ognuno degli interpreti protagonisti. Sì, perché ogni Cyrano risveglia negli interpreti e nel pubblico la nostalgia per un teatro di azione e di sentimenti; e funziona sempre, qualunque sia il gusto che domina le altre scene, in quanto restituisce all’attore principale la sua peculiare funzione di fulcro germinale dello spettacolo. E dunque ecco l’ultimo arrivato nei panni del poeta spadaccino: è Alessandro Preziosi, al centro di una coproduzione fra Kora Teatro e Stabile d’Abruzzo.

Destinata a una lunga tournée, sosta in questi giorni al Quirino per restarvi fino al 10. È impresa di grandi dimensioni, come richiesto da questa celebre «commedia eroica in cinque atti» di Edmond Rostand costruita su un’affollata raffigurazione di avventure, di vitalismo sanguigno che circondano e innervano le vicende sentimentali di un grande personaggio (attinto alla realtà), amante frustrato per la scarsa avvenenza ma pago di sentirsi amato nel corpo del suo alter ego bello, lo scialbo e affascinante Cristiano. Causa della frustrazione è la «mostruosità» del naso fuor di misura che il guascone inalbera come sofferente sfida di un «diverso» alla marmaglia dei «normali» ma di poca fantasia.

In passato abbiamo visto in scena sul volto degli interpreti i più fantasiosi setti nasali posticci: quello adunco di Branciaroli, quello rivolto all’insù di Belmondo, la versione moderata di Depardieu nel film di Rappenau. Alessandro Preziosi osa l’inosabile: lo toglie di mezzo per concentrarsi invece – dice egli stesso – sulla «anomalia di spirito, una sensibilità fuori dal comune, la distanza dalla realtà di un poeta». E coglie nel segno, estrae dallo spirito di Rostand il Cyrano patetico e sensitivo, fanfarone e scanzonato che conquista il pubblico dal 1897, allorché nacque sulla scena. E lo cattura anche quando soffre, come ha detto qualcuno, «con humour».

Persino in punto di morte. Dalla sua, Preziosi ha il «fisico del ruolo» per cogliere la dimensione post-romantica. E da regista interprete si affida alla traduzione e all’adattamento in due tempi di Tommaso Mattei, che scioglie in prosa lirica i versi consacratissimi e ancora validi di Mario Giobbe. Vocazione teatrale quella di Preziosi – non più soltanto divo del piccolo schermo – che ne fa anche un organizzatore di formazione per giovani aspiranti attori con la sua Link Academy. Fra essi attinge, e non solo, per nutrire la grandeur di questo suo spettacolo passato con successo al filtro di un lungo rodaggio.

4 febbraio 2013

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