I consigli del Bambino Gesù contro le trappole del gelo

Per combattere l’influenza meglio coprirsi e uscire che stare chiusi in casa. Antonino Reale, responsabile Pronto soccorso: vestire i piccoli “a cipolla”, con cappello e guanti, mangiare un po’ di più e lavare bene le mani di Federica Cifelli

Nonostante temperature leggermente superiori alla media stagionale, sono arrivati i “giorni della merla”: gli ultimi 3 giorni di gennaio, tradizionalmente i più freddi dell’anno. E con essi il picco dell’influenza. Sono questi infatti i momenti nei quali le malattie delle vie respiratorie registrano il picco maggiore. Eppure non è affatto scontato che il freddo favorisca le infezioni respiratorie. A sottolinearlo sono gli esperti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. «Evitare di restare tutto il giorno chiusi dentro casa durante i giorni più freddi, sfruttando per esempio le ore più calde della giornata e utilizzando un appropriato abbigliamento invernale – spiega Antonino Reale, responsabile del Pronto soccorso ed Emergenza – non aumenterà le probabilità di prendersi un bel raffreddore e anzi diminuiranno le occasioni di entrare in contatto con virus che attaccano le vie respiratorie».

Soggiornare in ambienti chiusi infatti, fanno notare dall’ospedale, permette il diffondersi dei virus attraverso starnuti, colpi di tosse, contatto con oggetti manipolati da altre persone affette. Essenziale quindi, per la prevenzione del contagio, il lavaggio accurato delle mani, ma anche cercare di evitare le «trappole del freddo», soprattutto nella settimana del picco influenzale, coprendosi bene e uscendo un po’ di casa, piuttosto che starsene chiusi al calduccio, in ambiente nei quali i virus prolificano e si diffondono con più facilità. Lo dimostra anche l’esperienza dei Paesi con temperature decisamente più rigide delle nostre, dove le infezioni respiratorie non sono per questo più frequenti.

«Più i bambini sono piccoli – osserva Reale – più hanno difficoltà a mantenere una corretta termoregolazione». Basti pensare a quelli nati sotto peso, che hanno bisogno della culla termostatica. Quando sono più grandi invece «vengono messi in atto dei meccanismi difensivi come la vasocostrizione periferica, per cui le manine e i piedini potranno apparire un po’ più scuri per non disperdere il calore), i brividi o l’aumento della motilità degli arti per produrre maggior calore». Il consiglio è quello di vestirli “a cipolla”, alleggerendosi quando si entra negli ambienti più caldi. Inoltre, «anche se i bambini non gradiscono molto cappelli e guanti, coprire maggiormente le estremità evita un’importante dispersione termica»

Utile anche adattare le abitudini alimentari favorendo un maggiore apporto calorico, per mantenere un’adeguata temperatura corporea, e un adeguato apporto di liquidi. «Serve un adeguato “carburante” per produrre energia termica», rileva il responsabile del Pronto soccorso. Maggiori precauzioni sono consigliate, ovviamente, ai piccoli con patologie croniche, come cardiopatie o anemie croniche, in caso di freddo intenso. Sconsigliate quindi le vacanze in montagna a quote elevate.

30 gennaio 2013

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