Policlinico Umberto I, malata legata alla barella

Denuncia di due senatori dopo la visita al Pronto soccorso dell’ospedale. Ispezione del ministero: sospesi due dirigenti. Aperta un’indagine dalla Procura. La donna, affetta da Alzheimer, trasferita a Neurologia di R. S.

La denuncia arriva da due senatori, Ignazio Marino (Pd) e Domenico Gramazio (Pdl), dopo una visita a sorpresa al Pronto soccorso del Policlinico Umberto I: una donna di 59 anni in coma dopo un trauma cranico, legata alla barella con delle lenzuola – mani e piedi «per evitare cadute» – e senza nutrizione da quattro giorni, in attesa di essere ricoverata «da un minuto all’altro». La scoperta è avvenuta lunedì 20 febbraio. Nella cosiddetta «piazzetta», «dove ci sarebbe posto per 8 malati – hanno riferito i due senatori – c’erano almeno 20 persone, con le barelle una accanto all’altra senza corridoi e persone in attesa di trasferimento anche da venerdì. La situazione è intollerabile, totalmente indecente».

Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha deciso subito l’invio di una visita ispettiva, al termine della quale sono stati già presi i primi provvedimenti. Sospesi per 90 giorni il direttore del Dea, Claudio Modini, e il coordinatore dell’area medica Dea, Giuliano Bertazzoni.

«La donna, di circa 50 anni, è in coma da tre giorni e viene assistita al meglio, con terapia idrica» aveva dichiarato il direttore del Dea (Dipartimento di emergenza e accettazione) del Policlinico: «Non è nei miei poteri – ha sottolineato – trovare il posto dove dovrebbe essere ricoverata, cosa che auspico, ma cerchiamo comunque di curarla al meglio. È un fatto che capita spesso, ma l’ammalato è comunque assistito. È assistita al meglio dalle migliori professionalità medico-infermieristiche, 24 ore su 24. Certo, non dal punto di vista “alberghiero”: come comfort starebbe meglio se fosse ricoverata. Ma questo non dipende da noi del Pronto soccorso. I due senatori hanno verificato un fenomeno noto da anni, quello dei grandi ospedali in cui i pazienti aspettano per ore, o per giorni, un ricovero».

La donna, ha spiegato una nota del Policlinico, era «seguita ambulatorialmente presso la Neurologia e per un ulteriore decadimento delle sue condizioni è stata mandata al Pronto soccorso, dove era in attesa di un posto letto. La paziente, con un ematoma subdurale di 9 millimetri che non è stato giudicato di competenza neurochirurgica, è sottoposta a terapia infusionale e per evitare azioni autolesive e pericolo di cadute è assicurata alle sbarre della barella. I familiari della paziente erano sin dall’inizio informati della grave situazione e del trattamento assistenziale».

L’assessorato alla salute della Regione Lazio ha successivamente informato che la paziente non era in coma, «a seguito degli interventi effettuati risulta stabilizzata con un quadro generale notevolmente migliorato ed è stata trasferirta al reparto di Neurologia».

La Procura della Repubblica ha aperto un’indagine, mentre la presidente della Regione Lazio Renata Polverini afferma che «la donna è stata assistita correttamente». «I cittadini del Lazio – ha proseguito – possono continuare a fidarsi della sanità pubblica e soprattutto di tutto il personale altamente qualificato, medico e non medico, impegnato quotidianamente a garantire il diritto alla salute delle persone».

Per Giuseppe Scaramuzza, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio, «vanno individuate le responsabilità precise di chi ha consentito questo scempio. La triste novità è che i Pronto soccorso sono diventati un reparto di degenza, a Roma più che mai. Chiediamo che la Regione convochi con urgenza un tavolo di confronto anche con le organizzazioni civiche e di tutela dei pazienti per valutare il da farsi e prendere decisioni immediate su una situazione ormai drammatica».

21 febbraio 2012

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