Al Museo Napoleonico i vini dell’imperatrice Josephine
La mostra è un omaggio all’arte di ricevere: la moglie di Napoleone, da cui poi divorziò nel 1809, aveva una cantina di oltre 13mila bottiglie di Francesca Romana Cicero
Circa dieci giorni dopo la morte dell’imperatrice Josephine (1800-1814), si diede inizio alla redazione dell’inventario dei suoi beni per effettuarne la spartizione tra i due figli: il principe Eugène e la regina Hortense. L’imperatrice – che aveva divorziato da Napoleone nel 1809 – si era distinta per raffinatezza delle vesti, delle collezioni d’opere d’arte e per “tesori vinicoli”. Lusso sostenuto contraendo debiti, come si evince dalle carte del divorzio relative ai sostentamenti che le spettavano da parte di Napoleone. Josephine, ritiratasi nel castello di Malmaison, poteva contare su una cantina di oltre di 13.000 bottiglie. Numero considerevole per l’epoca, utile per la ricostruzione delle evoluzioni del gusto e della conseguente diffusione dei vini, nonché della formazione di reti commerciali di quel tempo.
Attorno a quest’inventario ruota la mostra ospitata al Museo Napoleonico “I vini dell’Imperatrice”, omaggio all’arte di ricevere di Josephine che, sebbene secondo le testimonianze si mantenesse sobria, amava prendersi cura dei suoi ospiti offrendo vini pregiati provenienti da diverse aree geografiche. Aiutata da valenti coppieri, faceva personalmente le ordinazioni e, a differenza delle altre corti d’Europa, prediligeva il vino rosso.
Pur amando i vini liquorosi provenienti dalla Grecia e da Cipro, consumati al momento della merenda o al dessert, ed apprezzando, date le origini creole, il rum ed altre bevande esotiche, alla sua tavola faceva servire vino italiano e, anticipando la moda, offriva i vini di Bordeaux, allora ancora rari nella capitale. Del resto, nel XVIII secolo da tempo le signore di buona famiglia bevevano vino, diluito con acqua e con aggiunta di ghiaccio. Le altre bevande fermentate o distillate erano invece riservate agli uomini o a personalità particolari (alla corte di Luigi XIV, la principessa Palatina beveva la birra).
In Francia, a partire dal’700, la bevanda considerata più adatta alle donne era lo champagne, puro, ghiacciato ed effervescente: ne ravvivava la carnagione e ne rendeva più brillante la conversazione, esaltandone la sensualità e i sentimenti amorosi. In mostra il servizio di Josephine: preziosi calici per lo champagne, bicchieri per acqua e vino, caraffe, bottiglie dalle varie forme etc.
Nella cantina sono state rinvenute bottiglie sia piene che vuote, prova che l’imbottigliamento avveniva al castello. Anticamente il vino, conservato nelle botti e consumato entro l’anno successivo alla vendemmia, veniva distribuito in boccali di terracotta o stagno. Le prime bottiglie fanno la loro comparsa a Venezia tra la fine del medioevo e il 500 ma, escluse le occasioni di festa in ambito aristocratico, il vino non era mai presentato in vetro. Solo nel ‘600 inglesi, fiamminghi e abitanti della Champagne diffusero l’uso di bottiglie in vetro scuro e spesso in grado di proteggere da sbalzi di temperatura e ossidazione, di cui poi si perfezionò forma e sistema di tappatura. Ignorato invece era il rispetto dell’etichetta, il cui uso apparve attorno al 1820.
A Parigi il menu scritto a mano o stampato non includeva la lista dei vini, e nelle case s’incollava sulla bottiglia un’etichetta scritta a mano o si ricorreva a una placchetta di smalto, tenuta da una catenella. L’introduzione dell’etichetta rappresentò la difesa di un’identità vinicola, e fu legata alla crescita dell’industria vetraria e della tipografia. Le etichette (prima di un solo colore) entrarono a far parte della storia dell’arte grafica e decorativa, divenendo anche per dimensioni sempre più vicine a quelle odierne.
A differenza della prima moglie, Napoleone, famoso per le sue cene frugali, raramente beveva. In mostra è presente una famosa insegna di una locanda “On n’passe pas”, ispirata ad un fatto realmente accaduto, più volte riprodotta popolarmente per sottolineare la vicinanza di Napoleone ai soldati. Il soldato Coluche (un vignaiolo), avendo ricevuto l’ordine da Napoleone di non lasciar avvicinare nessuno dove alloggiava, si rifiutò di far passare l’imperatore che tornava da una passeggiata, minacciandolo con una baionetta.
“I vini dell’Imperatrice. La cantina di Joséphine alla Malmaison” c/o il Museo Napoleonico, piazza di Ponte Umberto I, 1. Fino al 27 febbraio 2011. Curatori: M. E. Tittoni, G. Gorgone. Catalogo Palombi: 20 euro. Orari: da martedì a domenica dalle 9 alle 19; la biglietteria chiude 30 minuti prima; chiuso il lunedì. Biglietto: intero 7 euro, ridotto 6 euro. Informazioni: tel. 060608 (tutti i giorni dalle 9 alle 21).
25 gennaio 2011