Minori e tecnologia: spazio alla «vita reale»
Intervista alla psicologa e psicoterapeuta Anna Oliverio Ferraris in occasione della Giornata universale dei diritti dell’infanzia di Laura Badaracchi
Il suo ultimo libro, “Chi manipola la tua mente?”, edito dalla Giunti, parla degli influssi di media e pubblicità sui modelli di comportamento di grandi e piccoli. Ma Anna Oliverio Ferraris, dal 1980 professore ordinario di Psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza, si occupa da sempre di temi educativi ad ampio spettro, sia in modo scientifico che divulgativo. Direttore della rivista degli psicologi italiani Psicologia contemporanea, la psicologa e psicoterapeuta ha affrontato in volumi e articoli, convegni e corsi, i nodi relativi a sviluppo normale e patologico, famiglia e scuola, formazione e rapporto con i nuovi mezzi di comunicazione.
In concomitanza con la Giornata universale dei diritti dell’infanzia, fissata dalle Nazioni unite al 20 novembre, le abbiamo rivolto alcune domande sul rapporto con i figli, gli alunni, i minori, per decifrare il loro mondo spesso poco conosciuto dagli adulti che li circondano. Di questo e altro la professoressa parlerà questa sera (18 novembre 2010) alle 18.30 presso la libreria Melbookstore di via Nazionale, dove sta tenendo una volta al mese alcune conferenze che affrontano problematiche e dubbi quotidiani sui ruoli familiari e genitoriali.
Semplificando, le nuove generazioni sono quelle del “tutto e subito”?
I bambini sono impregnati di pulsioni, tesi verso la loro soddisfazione immediata; se questa tarda, si lamentano, protestano e piangono. Reazioni normali per i più piccoli, nella fase dell’“egocentrismo iniziale”, funzionale alla sopravvivenza. Crescendo, però, devono man mano imparare a differire le soddisfazioni: non si può avere sempre tutto subito. C’è un tempo per giocare e uno per dormire, uno per stare insieme e uno per separarsi. Anche gli spazi hanno una loro specificità: non ci si comporta nello stesso modo in bagno, durante il gioco o al momento del pasto. Attraverso il contatto con gli adulti i bambini acquisiscono quelle sequenze spazio-temporali che danno senso alle azioni e scandiscono le giornate.
Regole valide anche per la relazione tra insegnanti e alunni?
La famiglia può fare molto, la scuola però è il luogo principe in cui sviluppare questo tipo di competenze con esercizi e rituali che aiutano a fissare l’attenzione, a liberarsi dall’impulsività, a prendere del tempo per pensare, organizzarsi e pianificare. Sono numerosi gli ambiti in cui si può imparare a controllarsi, dalle discipline tradizionali alla ricca gamma delle espressioni artistiche: teatro, canto, danza, pittura, musica, modellaggio hanno il pregio di traghettare in modo piacevole i bambini dalla dispersione alla concentrazione. Così scoprono che tenere a freno i propri impulsi consente di accedere a forme di piacere ben superiori alla frustrazione generata dalla rinuncia di passare all’atto immediato.
Il clima di “dispersione” è incentivato dall’essere perennemente “connessi” a tv, cellulare, web?
Non sempre i ragazzi mostrano di possedere quella “postura mentale” che consente all’insegnante di iniziare serenamente l’attività scolastica. Molti, prima di entrare in classe, hanno già trascorso del tempo davanti alla tv e stentano a passare da quei ritmi a quelli dello studio. Altri, invece, sono agitati per problemi familiari o con i coetanei. Bisogna mettere un limite alle tecnologie, lasciare spazio anche alla vita reale. La socializzazione via internet è diversa da quella “in presenza”: più semplice, meno coinvolgente; ci si responsabilizza di meno nei confronti degli altri e generalmente si tratta di contatti, più che di vere relazioni.
Nel suo ultimo volume scrive che i reality sono «il regno della manipolazione», in cui «scivoloni e trasgressioni sono pianificati dalla produzione». Vale anche per i talent-show, ora rivolti anche ai bambini?
C’è una pianificazione dietro a questi programmi, anche se lo spettatore può pensare che tutto avvenga spontaneamente. Una volta definito il casting, la produzione promuove incontri preparatori in cui dà indicazioni sui comportamenti da tenere e interagisce costantemente nel corso delle puntate: propone delle “sfide”, suggerisce trasgressioni, atteggiamenti e argomenti di conversazione, ricorda ai partecipanti le regole del gioco.
La tendenza a imitare i personaggi famosi o di successo può contagiare soprattutto i minori. Come arginarla, puntando su una crescita armonica?
Bambini e adolescenti possono essere spettatori più suggestionabili perché alla ricerca di modelli di successo in cui identificarsi. Questo rischio si contrasta con la cultura, il dialogo, la vicinanza ai propri figli e alunni, spiegando che spesso le fotografie di modelli e attori sui giornali sono sapientemente ritoccate… Il mondo dello spettacolo punta molto sul look, che favorisce un’attenzione eccessiva su di sé, nonché il narcisimo e una costante insoddisfazione, perché c’è sempre qualcuno più bello e più in forma. Al di fuori di questo mondo, però, contano altre qualità non visibili ma importanti, come l’intelligenza, la volontà, la sensibilità, l’altruismo, la bontà: virtù che vanno coltivate.
18 novembre 2010