Van Thuân, uomo della speranza

L’apertura della causa di beatificazione. Il cardinale vietnamita fu arrestato dal regime comunista e trascorse 13 anni in carcere di Francesco Indelicato

Lo ricorderemo senz’altro come l’uomo della speranza, perché della speranza, soprattutto negli anni del carcere, ha fatto una ragione di vita. Ci riferiamo a François-Xavier Nguyên Van Thuân, il cardinale vietnamita, prima vice presidente e poi presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace dal 1998 fino alla sua morte nel 2002, per il quale domani (venerdì 22 ottobre) si aprirà l’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità. La cerimonia avrà luogo alle ore 12 nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense. L’evento, che vedrà intervenire il cardinale Agostino Vallini alla presenza del presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, il cardinale Peter K. A. Turkson, non sarà il primo della serie di iniziative dedicate nella stessa giornata al cardinale vietnamita. Nel mattino, infatti, alle 8.30, il cardinale Turkson presiederà una celebrazione eucaristica nella chiesa di Santa Maria della Scala; a seguire, alle 10.30, si terrà una cerimonia alla Pontificia Università Lateranense per la consegna dei premi Van Thuân.

«Il cardinale Van Thuân era una persona semplice, con un carattere riservato, una profonda spiritualità e un modo di fare allegro e scherzoso», ricorda monsignor François Tran-Van-Kha, per anni alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che lo conobbe a Saigon e poi visse con lui nei primi tempi del suo soggiorno romano. «Era anche una persona molto pratica e intuitiva: nel suo lavoro pastorale subito capiva quali erano le priorità e le soluzioni concrete che cercava di trovare mai da solo ma con l’aiuto dei suoi collaboratori. Aveva un grande amore per la Chiesa e per il Papa», prosegue monsignor Tran-Van-Kha, «e mai l’ho sentito denunciare i maltrattamenti in carcere o lamentarsi delle difficoltà del suo passato».

Eppure il periodo del carcere fu lungo e tormentato. Dopo pochi mesi dalla nomina ad arcivescovo titolare di Vadesi e coadiutore di Saigon, avvenuta nel 1975, Van Thuân venne arrestato dal regime comunista e trattenuto per 13 anni, di cui 9 passati in isolamento. Secondo la motivazione ufficiale del regime, quella nomina era frutto di un complotto «tra il Vaticano e gli imperialisti». Furono dunque anni difficili in cui però non si fece mai sopraffare dalla rassegnazione. Riuscì, nonostante tutti i divieti, a celebrare la Messa ogni giorno, utilizzando come calice il palmo della mano, e nello stesso tempo riuscì a convertire con la sua testimonianza di vita anche le due guardie che lo piantonarono in quegli anni. La fede e la forza d’animo lo accompagnarono anche nel suo ultimo periodo. A testimoniarlo, tra le altre cose, anche le diverse istituzioni nate come frutto della sua ricca eredità spirituale, quali l’Osservatorio internazionale cardinale Van Thuân sulla dottrina sociale della Chiesa e la “Fondazione San Matteo in memoria del cardinale Van Thuân”.

21 ottobre 2010

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