Filippo Neri al di là della fiction

Alla Chiesa Nuova un dibattito sulla figura del «profeta della gioia cristiana», di recente interpretato da Gigi Proietti sul piccolo schermo di Nicolò Maria Iannello

Filippo Neri al di là della fiction, dentro la realtà di una vita dedicata a Cristo e alla Chiesa: è il senso del dibattito ospitato mercoledì scorso (22 settembre 2010) nell’antico refettorio dei padri filippini a Santa Maria in Vallicella, la cosiddetta Chiesa Nuova, dopo la fiction “Preferisco il Paradiso”, miniserie su San Filippo Neri andata in onda lunedì 20 e martedì 21 in prima serata su RaiUno. Al dibattito, nato dall’esigenza di approfondire alcuni aspetti della vita del fondatore della congregazione dell’Oratorio, hanno partecipato monsignor Marco Frisina, direttore dell’Ufficio liturgico della diocesi, e i filippini padre Edoardo Cerrato e padre Maurizio Botta. A moderare l’incontro, monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico, che, in apertura, ha invitato i relatori a esprimere «in totale libertà giudizi e critiche sulla figura del santo tratteggiata nella fiction».

A prendere la parola per primo è stato padre Edoardo Cerrato, procuratore generale della Confederazione Oratoriana ed esperto di storiografia filippina, che è rimasto colpito dalla scelta del titolo del film perché «mette in evidenza quella dimensione religiosa e quella prospettiva di salvezza tipica dell’azione di Filippo». Ma, con lo sguardo dello storico, padre Edoardo ha spiegato alcune incongruenze tra la rappresentazione televisiva e la realtà dei fatti. «Pur sapendo – ha affermato l’esperto – che non è facile coniugare le esigenze del linguaggio cinematografico con quelle storiografiche, chi vuol conoscere la profondità della vita di San Filippo non può limitarsi a cercarla in un racconto televisivo».

Secondo lui, infatti, per cogliere i singoli dettagli che rendano giustizia alla complessità di questa figura bisogna andare al di là della sintesi artistica. Riprendendo la dichiarazione di Gigi Proietti, interprete di Filippo nella fiction, secondo cui «san Filippo è un santo tutto da scoprire», padre Cerrato ha aggiunto che «la storia di Filippo va scoperta nella sua dimensione di “uomo cristiano”, che coniuga la sua umanità alla fede, altrimenti si corre il rischio di fare di lui una macchietta, un semplice “buffone di Dio”, senza sapere che in epoca medievale il buffone di corte era colui che diceva la verità». Stando alle fonti, ha poi precisato il padre filippino, «Filippo non ha mai vissuto un dissidio tra la vita meditativa e la dedizione al prossimo». Per il santo, infatti, lasciare la preghiera per andare in mezzo alla gente era «un lasciare Cristo per Cristo». Qualche precisazione, secondo padre Edoardo, va fatta anche sull’oratorio che, contrariamente a quanto è stato mostrato nella fiction, «non è un luogo che accoglieva i ragazzi alla maniera dei salesiani, ma una scuola di formazione per gli adulti e i giovani studenti universitari».

Un punto di vista tutto interno alla narrazione cinematografica è quello di monsignor Frisina, consulente musicale e ideatore del motivetto “Preferisco il Paradiso”, cantato da Gigi Proietti e dai bambini nella fiction. Secondo il direttore dell’Uffico liturgico, da anni consulente biblico e autore delle musiche di molti film e fiction a tema religioso, «qualunque rappresentazione artistica può fare emergere il mistero della vita di un santo forzando le immagini e rivelandosi a volte infedele a livello della cronaca, ma fedele a livello dei contenuti». Il canto, secondo monsignor Frisina, ha un ruolo importante nella fiction perché orienta il cuore. «E san Filippo – ha precisato il presbitero – era consapevole di quanto fosse grande il potere della musica nel rivitalizzare le anime».

A concludere la riflessione sulla vita del santo, definito da Giovanni Paolo II «il profeta della gioia cristiana», è stato padre Maurizio Botta, responsabile dell’oratorio e viceparroco a Santa Maria in Vallicella. Sganciandosi dal contenuto della fiction che, secondo lui, avrebbe dovuto dare maggiore spazio alla giovinezza di Filippo e al suo cammino verso la vita sacerdotale sotto la guida di padre Persiano Rosa, padre Botta ha tracciato un profilo spirituale del santo. Al centro dell’esperienza umana di Filippo, secondo il padre filippino, c’è il desiderio ardente di chiedere a Dio di donargli lo Spirito Santo, perché senza la sua presenza è impossibile essere evangelizzatori. «Il cuore di san Filippo – ha raccontato padre Botta – era pieno di Spirito Santo e, quando è stata fatta l’autopsia del corpo, c’è stato molto stupore nel constatare che le dimensioni del muscolo cardiaco fossero più grandi del normale».

Tra il pubblico le spiegazioni dei relatori hanno destato molta curiosità, sopratutto riguardo ai miracoli che il santo ha compiuto. E in effetti, ha spiegato padre Cerrato, Filippo era un taumaturgo che compì diversi miracoli, come la risurrezione per poche ore del piccolo Paolo Massimo, figlio del principe Fabrizio, nel palazzo Massimo alle Colonne, vicino alla Chiesa Nuova. Dopo gli interventi, i relatori hanno guidato il pubblico in chiesa per pregare davanti alle spoglie mortali di San Filippo.

24 settembre 2010

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