Johnny Cash, anche il rock ha un’anima

Si sofferma su “Ain’t no grave”, sesto volume, postumo, degli “American Recordings”, la raccolta di testi curata da Walter Binaghi e suo figlio Francesco di Andrea Monda

«Quando la mia vita sarà finita/ e il mio tempo fuggito via, / amici e amori miei, / me ne andrò, non c’è dubbio./ Ma una cosa è certa: / quando verrà il mio momento, / lascerò questo vecchio mondo / con la coscienza a posto». Secondo i curatori del volume il testo di “A Satisfied Mind”, anche se non è stato scritto da Johnny Cash, potrebbe figurare come epitaffio dell’intera vita del grande rock-singer americano. La canzone, scritta da Red Hayes e da Jack Rhodes nel 1955, è stata interpretata tantissime volte, anche da artisti come Jeff Buckley e Bob Dylan ed è finalmente uscita di recente immortalata da Cash in “Ain’t no grave”, sesto volume, postumo, degli “American Recordings” su cui giustamente si sofferma la raccolta di testi curata da Walter Binaghi e suo figlio Francesco.

In effetti senza gli “American Recordings” (la serie di album realizzata da Cash sotto la regia di Rick Rubin dal 1993 fino alla morte del cantante avvenuta l’11 settembre di dieci anni dopo), la carriera di “The Man in Black”, come era noto nel mondo musicale Johnny Cash, sarebbe risultata monca, priva forse del suo capolavoro. Giunto malconcio nel fisico e nello spirito al tramonto della sua parabola musicale, Cash decide di rivisitare il suo percorso, di rivitalizzare il proprio repertorio con la forza della sola voce e qualche nota alla chitarra o al piano. Forse la spinta è quella di lasciare «il vecchio mondo con la coscienza a posto», forse è l’ultimo ruggito del vecchio leone. C’è molta fierezza nella parabola umana di Cash che il libro dei due Binaghi inevitabilmente finisce per raccontare.

L’album postumo prende il titolo da una canzone, “Non c’è una tomba che possa tenere il mio corpo sottoterra”, che ricorda in qualche modo il detto di Guareschi «non muoio neanche se m’ammazzano». E Cash assomiglia non poco a Guareschi: vitale, schietto, diretto, mai diplomatico; talmente innamorato della propria nazione da avere problemi dalla giustizia, la sua è stata una voce acuta, scomoda e inconfondibile, piena di una intelligenza istintiva, animalesca. A fianco a questa vitalità, una forte spiritualità che, nel caso di Cash, si colora di una precisa tonalità biblica. È davvero considerevole, scorrendo i testi presentati in questa raccolta, il debito contratto dal cantautore nei confronti della Scrittura, quasi un compagno di viaggio a cui fare costante riferimento. I «testi commentati» nella raccolta, la prima dedicata a Johnny Cash in Italia, non sono tutti di Cash: ci sono anche diverse canzoni che il cantante ha «solo» interpretato, ma il punto è che una canzone cambia natura e destino una volta che Cash la fa sua, con la sua incredibile voce che sembra sgorgare dal centro della terra. Un libro da leggere ma anche, quindi, da «ascoltare», che rivela di essere più una biografia (di Cash e degli Usa) che una mera antologia di testi.

“Johnny Cash. The man in black. Testi commentati”, di W. e F. Binaghi, ed. Arcana, pp. 267, euro 18,50

28 giugno 2010

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