“Ancora una notte insieme” ai Pooh

Lo storico gruppo fa tappa al Palalottomatica di Roma per riproporre tanti grandi successi e salutare Stefano D’Orazio, il batterista che lascerà la band di Concita De Simone

Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Red Canzian, Stefano D’Orazio: i “Fab-Four” all’italiana, il gruppo più longevo della nostra storia musicale, che ha venduto oltre 25 milioni di album e 23 milioni di singoli, precursore delle moderne tecnologie, che vanta il primo album italiano su compact-disc (“Tropico del Nord”, 1983), il primo video-clip ad alta definizione (“Uomini soli”, 1990), il primo sito internet musicale italiano (dal 1996), oltre a innumerevoli dischi di platino, una vittoria al Festival di Sanremo (“Uomini soli”, 1990), tre Telegatti e numerosi altri premi sparsi. Semplicemente: i Pooh.

Dopo aver trascorso luglio e agosto a suonare in alcuni tra i più suggestivi teatri e anfiteatri italiani – da quello di Castello di Villafranca (Verona) al Teatro Antico di Taormina – per settembre i Pooh si sono spostati nei Palazzi dello Sport delle maggiori città e faranno tappa al Palalottomatica di Roma sabato 19 settembre.

Era il 1966 quando Roby Facchinetti diede vita alla prima formazione, e già al 1968 risale il primo grande successo: “Piccola Katy”. Dopo diversi avvicendamenti, nel 1973 si completa la formazione attuale con Red Canzian che sostituisce Riccardo Fogli.

Una carriera costellata di successi, trenta dei quali – quelli più introspettivi e intimi – raccolti nell’ultimo album, “Ancora una notte insieme”, pubblicato lo scorso maggio. «Non è la solita compilation di grandi successi – commentano i membri della band – ma un doppio cd con un concept ben preciso: raccogliere tutte quelle canzoni che abbiamo cantato a quattro voci, brani nei quali ognuno di noi raccontava un po’ di se stesso… ma che soprattutto erano state scritte pensando a noi, alle nostre personalità, alle nostre individuali voglie, e quindi irripetibili quando Stefano se ne sarà andato via. Ecco perché questo è assolutamente un lavoro unico».

Già, perché la novità più clamorosa che ha accompagnato questo ultimo album è stata proprio la dichiarazione del batterista Stefano D’Orazio: dopo questa tournée lascerà il gruppo. Nella home page (http://www.pooh.it/index.html) del sito dei Pooh campeggia la lettera d’addio, dove Stefano, parlando della sua avventura, così giustifica una decisione che dai più maligni è stata vista come una trovata pubblicitaria: «Non è facile decidere di dire basta quando tutto va alla perfezione, quando il successo con la “s” maiuscola non sembra essere ancora stanco di accompagnarti, non è stato facile per me e so per certo che non lo è stato neanche per i miei “amici per sempre”, ma ho sentito l’irrefrenabile bisogno di mettere un punto alla mia vita e voltare pagina».

E i fan, invece, come hanno reagito? «Nei modi più disparati – fanno sapere –; appena era uscita la notizia qualcuno era anche molto arrabbiato, poi le reazioni sono state avvolte da grande comprensione e rispetto per la scelta di Stefano… anche se ci sarà sempre qualcuno che si chiederà: “ma perché?”».

I sostenitori del gruppo si stanno però consolando con questi ultimi concerti. Nell’appuntamento romano saranno 46 i brani in scaletta, da “Anni Senza Fiato”, singolo del 1982 a “Chi fermerà la musica”, successo del 1983. «Ovviamente – raccontano i Pooh – ci saranno tutti quei brani che la gente si aspetta da noi, le grandi hit, ma abbiamo messo in scaletta anche alcuni brani che non abbiamo mai suonato dal vivo. Ѐ il tour più emozionante e allo stesso tempo più difficile della nostra carriera, e soprattutto sarà… irripetibile».

Resta il fatto che sicuramente hanno molto da insegnare anche alle giovani band di oggi, che durano una paio di album e poi via, ognuno per la sua strada. Ma è possibile mantenere vivo oggi un sodalizio artistico come il loro? «Chi lo sa! –rispondono –. Tutto è possibile, ma crediamo che sarà molto difficile. Quando siamo nati noi era un momento storico–sociale molto particolare… uscivamo dal dopoguerra, immersi nell’entusiasmo del boom economico e con la voglia di cambiare il mondo, di “svestire“ il grigiore e la brillantina nei capelli che accompagnava i nostri padri…e allora i complessi, come si chiamavano allora i gruppi, partivano per un’avventura che oggi non si potrà ripetere, è proprio diversa l’aria che si respira… Siamo stati fortunati ad esserci incontrati proprio noi quattro. Anche questo non è poco!».

11 settembre 2009

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