Il Caravaggio e la bellezza della Madonna dei Pellegrini

di Marco Frisina

Quando nel 1606 la Madonna dei pellegrini di Caravaggio fu posta sull’altare della Cappella Cavalletti, nella chiesa di Sant’Agostino, molti gridarono allo scandalo. Non era insolito per le opere del grande pittore: l’originalità e l’antiaccademismo delle sue scelte erano troppo nuove per chi era abituato al manierismo romano, alle raffigurazioni composte e accademiche, ai cliché rassicuranti dei pittori del tempo, compiacenti nei confronti della moda e timorosi di non rispettare fino in fondo i dettami controriformistici. Alcuni notarono i piedi sporchi dei pellegrini, posti in primo piano, la Vergine Maria abbigliata con semplicità popolare, il muro screpolato e sporco. Dov’era l’ideale classico delle figure, dove la compostezza accademica? Eppure gli osservatori non notarono la nobiltà della figura di Maria protesa dolcemente verso i due oranti, pronta ad ascoltarli, la bellezza del Bambino benedicente e il sorriso beato dei due pellegrini, tutti presi dalla visione. Non compresero che i piedi sporchi e feriti rappresentavano l’offerta generosa dei pellegrini alla Vergine Maria, non capirono che la bellezza da popolana della Madonna era un modo per raccontare la bellezza semplice e pura della Madre di Dio, lontana dai belletti di un secolo tutto preso dalle apparenze e troppo preoccupato del consenso facile del vuoto conformismo. Ancora una volta gli artisti ci aiutano ad avere una visione profonda della fede e a riflettere sulla sua autenticità delle nostre visioni di Dio.

3 maggio 2009

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