«Non c’è nulla di più libero dell’atto di fede»

Il cardinale vicario, nella Messa di apertura della missione “Gesù al Centro”, esorta i giovani evangelizzatori ad «andare nel nome del Signore» e a coltivare la speranza cristiana di Graziella Melina

Nella basilica di San Lorenzo in Lucina, sabato 27, la Messa di apertura della missione “Gesù al Centro” – promossa dal Servizio diocesano per la pastorale giovanile – sta per iniziare. I circa 400 missionari, tra laici, seminaristi e religiose, si preparano a ricevere il mandato. Nel frattempo, i giovani accompagnano il canto di ingresso battendo le mani. Festosi. Tra i banchi, gli adulti li guardano un po’ perplessi. Ma all’arrivo del cardinale vicario Agostino Vallini tutti i fedeli, alla fine, si lasciano andare in un forte applauso. Il porporato saluta con entusiasmo: «Stasera mi sento giovane tra i giovani. Se non giovanissimo d’età, giovanissimo di cuore, di speranza, di fiducia».

«Dinnanzi a Dio – sottolinea il cardinale durante l’omelia – siamo responsabili noi. Tutto è dono di Dio: la vita, l’intelligenza, le circostanze. Ma tutto dipende anche da noi: il destino, presente e futuro». Quindi, «non possiamo rimanere inerti». E prosegue: «Non c’è nulla di più libero dell’atto di fede, ciascuno è chiamato a decidere cosa vuol fare della sua vita». Il mistero della libertà umana è «un grande atto di rispetto, ma anche una grande sfida».

Poi il cardinale Vallini allarga l’attenzione «alla realtà che ci circonda». E chiede a tutti i fedeli: «Non vedete tante ingiustizie, tante cattiverie, tante malvagità, tante violenze, tanto sangue innocente? Questo è il mondo che Dio ha fatto per l’uomo? O c’è qualcosa di cui l’uomo ha bisogno per la sua salvezza?». Che altro non è, spiega, se non l’«apertura del cuore, della verità a Dio», perseguendo ciò che è bene ma rimanendo liberi. E ancora: «Quale futuro voglio dare alla mia vita? Quale Roma vogliamo noi?».

La città «della confusione, della gente che va e viene, dei problemi irrisolti», o vogliamo che a Roma, «nel rispetto di tutti e ciascuno con la propria coscienza, arrivi la luce, la testimonianza, il coraggio, la gioia di una vita diversa, di una speranza nuova?». Quindi il cardinale vicario conclude con un’esortazione ai missionari: «Andate nel nome del Signore, farete tanto bene a tanti giovani come voi e come me!». «Siate certi che questa centralità del Signore porterà gioia e speranza. E in questo nostro momento c’è tanto bisogno di sperare». Alle parole del cardinale, scoppia un forte applauso, di nuovo all’unisono, tra tutti i fedeli.

Con la missione “Gesù al Centro”, che proseguirà tutta la settimana con momenti di riflessione, di preghiera e di spettacolo, «vogliamo dimostrare che la nostra è una Chiesa dal volto giovane, e che va incontro ai giovani», spiega don Maurizio Mirilli, addetto al Servizio diocesano per la pastorale giovanile. E, infatti, i protagonisti di questa iniziativa saranno proprio «i giovani che hanno fatto l’esperienza di Cristo» e che ora vogliono «proporre ciò che hanno già sperimentato»: ossia «una via di felicità e di senso alla loro vita».

E di ragazzi, tra i missionari che andranno in giro a evangelizzare – nel Villaggio dell’Incontro, a piazza Navona sono state allestite 5 tende – ce ne sono davvero tanti. Entusiasti e pure «coraggiosi». Come Valentina Garau, 19 anni. «La mia vita – dice – è cambiata dopo che ho conosciuto Dio, e penso sia giusto farlo conoscere anche agli altri». E poi «voglio far capire che la nostra è una Chiesa giovane, in cui noi possiamo divertirci e fare la vita di sempre, però con una consapevolezza in più: l’amore di Dio». Matteo Isidori, invece, ha quasi 18 anni: «Siamo qui per dare un messaggio ai giovani come noi. Non è facile trasmettere la parola di Dio ai nostri coetanei», ammette. Ma subito dopo puntualizza senza esitare: «In che modo ci riusciremo? Mah, lasciamo decidere a Dio, ci penserà Lui. Noi siamo strumenti».

29 settembre 2008

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