Santa Maria in Portico in Campitelli

Nel cuore di Roma, la comunità retta dai Chierici Regolari della Madre di Dio. Aperta ogni giorno a turisti e non solo di Gianluigi De Palo

«Non si può comprendere l’importanza della parrocchia di Santa Maria in Portico in Campitelli per la città di Roma, senza raccontare un po’ di storia». Con queste parole padre Tommaso Galasso, il parroco, comincia a spiegare il suo servizio in questa parrocchia del centro. Nel 524 d. C., nel portico del palazzo di Santa Galla, antica ereditiera romana che aveva deciso, dopo la morte del marito, di dedicare tutta la sua vita ai poveri, apparve la Vergine Maria. Galla, piena di stupore per l’evento si recò immediatamente nel palazzo del Laterano per avvertire il Papa Giovanni I dell’accaduto. La leggenda vuole che subito egli accorse nei pressi del portico con la curia e una moltitudine di folla che era venuta a conoscenza dei fatti e che, ammirato dinanzi a quell’evento pregò Dio perché gli mostrasse il significato di quel prodigio. Apparvero allora due angeli che depositarono nelle sue mani la preziosa icona con la quale benedisse la folla presente e immediatamente la città di Roma fu liberata da una terribile peste che l’affliggeva. «Ma la storia di Santa Maria in Portico – spiega padre Tommaso – non può non incrociare anche quella dell’Ordine della Madre di Dio, ad opera di San Giovanni Leonardi al quale, nel 1601 venne affidata la cura dell’attuale Santuario di Santa Maria in Portico in Campitelli che, ancora oggi custodisce l’icona tanto venerata dal popolo romano».

Da sempre il Santuario è sede parrocchiale, anche se l’intera struttura è stata espropriata dallo Stato: «L’Ente parrocchia gestisce i locali e l’oratorio – precisa il parroco -, mentre al secondo e terzo piano abbiamo la sede dell’Ordine della Madre di Dio, presente con la sua comunità religiosa e con la curia generalizia». I Chierici Regolari della Madre di Dio, fedeli al mandato del fondatore, sono oggi impegnati nel ministero parrocchiale animati da un desiderio missionario al servizio della Chiesa. Molto importante poi, è l’apostolato che svolgono in Cile soprattutto attraverso la cura dell’infanzia abbandonata.

Essendo una parrocchia molto centrale, a due passi dal Campidoglio e dal Teatro Marcello, la popolazione residente è molto eterogenea. Senza dimenticare che, essendo inserita nel quartiere ebraico, buona parte degli abitanti non è di religione cattolica. «C’è però un rapporto di grande affetto tra i cristiani e gli ebrei che vivono nello stesso condominio». Le famiglie non sono numerose, ma per quanto riguarda l’affluenza, a frequentare a Messa domenicale sono per lo più i turisti. Molte, infatti, sono le case disabitate o abitate per pochi mesi all’anno, soprattutto da professionisti del cinema o della televisione. Senza contare che molti appartamenti ospitano ambasciate o uffici. Tuttavia la parrocchia fa da punto di riferimento per diverse persone, grazie all’intuizione del parroco che, ogni sera, apre le porte per ospitare i gruppi di preghiera che si ritrovano in centro. Ogni quindici giorni, ad esempio, i giovani del gruppo di preghiera di Taizèe, provenienti da diverse parrocchie di Roma si riuniscono qui per celebrare la liturgia della Parola. «La stessa cosa accade con la Comunità Maria dei carismatici e con il gruppo delle coppie del Movimento diocesano dell’Amore familiare», aggiunge il parroco.

S. Maria in Portico è anche sede del circolo Acli dei dipendenti comunali che durante il periodo pasquale insieme a padre Tommaso organizza la benedizione di tutti gli uffici della sede comunale. Compreso quello del sindaco. «È un’esperienza molto bella che dura sempre troppo poco. Quest’anno cominceremo qualche giorno prima per cercare di incontrare tutti». Il circolo Acli ha aperto in parrocchia anche uno sportello di informazioni relative alle attività di patronato e assistenza fiscale.

Oltre al gruppo dell’Apostolato della preghiera, c’è anche il gruppo delle Madrine delle vocazioni che prega principalmente per i seminaristi e i sacerdoti dell’Ordine della Madre di Dio. In una piccola stanza, al lato della chiesa, c’è la Essegielle, l’organizzazione non governativa di cooperazione allo sviluppo dei religiosi che si dedica alla realizzazione di progetti nei paesi sottosviluppati, organizzando incontri di formazione e attività di beneficenza. «Il mio desiderio – conclude padre Tommaso – è quello di trovare qualche giovane che mi possa aiutare nelle attività parrocchiali. Purtroppo, però, siamo in un momento storico in cui dal centro, complici le difficoltà logistiche e i prezzi delle case, si fugge».

23 dicembre 2005

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