Aprile 1986, il ricordo del primo incontro tra Wojtyla e Toaff

Nel giorno dello storico incontro di Giovanni Paolo II con la comunità ebraica, un articolo su Roma Sette racconta quel colloquio del febbraio 1981

L’annuncio della visita del Papa Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma ha suscitato una profonda emozione e un vivo interesse nell’opinione pubblica internazionale, in particolare in tutti coloro che sono sensibili ai problemi religiosi ed ecumenici e alla storia dei rapporti tra cristiani ed ebrei lungo i secoli. è la prima volta che un Pontefice romano si reca personalmente ufficialmente nel Tempio israelitico della sua città e rende omaggio ai fedeli della più antica comunità ebraica del mondo.

Di colpo tornano alla mente le famose parole pronunciate nel 1938 (quasi 50 anni fa!) da Pio XI in una memorabile udienza: “Noi siamo apparteniamo alla discendenza spirituale di Abramo…Noi siamo spiritualmente dei semiti!”. E la commossa accoglienza di Papa Giovanni XXIII nel 1961 a un gruppo di 130 ebrei americani: spalancando le braccia, esclama: “Sono Giuseppe, vostro fratello!”.

Gli occhi di tutti sono oggi puntati, con comprensibile ansia mista a devota curiosità, sui gesti e sulle parole che si scambiano il Sommo Pontefice e il Rabbino Capo di Roma in un luogo sacro come la Sinagoga. Al di là del cerimoniale diplomatico, sarà significativo cogliere il clima di rispetto e di preghiera che indubbiamente caratterizza questo storico incontro, dal quale potranno scaturire incalcolabili conseguenze di ordine teorico e pratico.

Per la verità non si tratta del primo incontro fra Giovanni Paolo II e il Rabbino Elio Toaff. Qualcuno infatti ricorderà il colloquio avvenuto tra i due l’8 febbraio del 1981 nei locali della Parrocchia di S. Carlo ai Catinari, a metà strada – diciamo – fra il Vaticano e l’antico ghetto. Quel pomeriggio domenicale ili Vescovo di Roma si recava in visita pastorale in una porzione della sua Diocesi, in una chiesa del centro storico officiata da quattro secoli dai Padri Barnabiti. Tra un incontro e l’altro con le varie componenti della comunità parrocchiale fu inserito, in maniera inattesa e all’insaputa dei più, anche questo “faccia a faccia”: Il Papa era attorniato da cinque prelati mentre il Rabbino Capo era accompagnato da cinque esponenti della Comunità Ebraica di Roma.

Il colloquio ebbe luogo nell’ufficio del Parroco e fu aperto da un breve discorso del dott. Toaff, integralmente riportato nella cronaca dell’Osservatore Romano del 9-10 febbraio 1981. La sua rilettura, a cinque anni di distanza, è davvero illuminante e rappresenta un importante precedente all’odierno incontro. Il rabbino esprimeva innanzitutto la sua “soddisfazione e compiacimento” per il “nuovo rapporto” che si intendeva instaurare tra la Chiesa e l’ebraismo. Ricordato il “doloroso passato” con la “sofferenza e l’emarginazione”, constatava la progressiva caduta di secolari pregiudizi e diffidenze, grazie al nuovo spirito creato dal Concilio Vaticano II. Auspicando poi un incremento di stima e di collaborazione fra le due parti si diceva pronto a lavorare insieme per una migliore conoscenza e rispetto fra ebrei e cristiani in Roma, in nome della fede nell’unico Signore. Il dott. Toaff elencava infine i numerosi campi di un comune impegno: lotta per la dignità dell’uomo, per il diritto alla vita “fin dal suo primo manifestarsi”, per i valori della famiglia, per una società più giusta, per la libertà religiosa, contro la piaga della droga…

Giovanni Paolo II rispondeva ricordando i contatti personali avuti in Polonia con alcuni ebrei e, in particolare, con un compagno d’infanzia e di studi, perso di vista ma recentemente ritrovato a Roma. “Ancora oggi viene spesso a trovarmi”, aggiunse. Il Papa augurava ai fratelli Ebrei di Roma “tutto il bene e la pace, una buona convivenza”; li ringraziava per la loro presenza in Parrocchia ed esclamava: “è la prima volta che mi incontro con voi”! Terminava con questa accorata riflessione: “Avete sofferto terribilmente durante la guerra…, è stato un genocidio terribile”.

La sorprendente “udienza” sfuggì alla maggior parte dei parrocchiani di S. Carlo ai Catinari, che si stringevano affettuosamente ed entusiasticamente intorno al loro vescovo e Pastore. Mentre la visita pastorale del Papa continuava, i rappresentanti degli Ebrei di Roma rientravano nel loro vicino quartiere pienamente soddisfatti e consci – come disse il Rabbino Capo – “dell’alto significato simbolico, oltre che storico, dell’incontro”.

A titolo di cronaca, si può aggiungere che durante l’ultima guerra trovarono rifugio nei locali della casa parrocchiale di S. Carlo alcuni ebrei, rifocillati e protetti dai Padri Barnabiti, e talora rivestiti del loro abito religioso per sfuggire alle ricerche dei soldati tedeschi. Sempre in ambito parrocchiale è da segnalare l’opera dell’OASI, diretta da una religiosa delle Suore di Nostra Signora di Sion, che per parecchi anni compì una preziosa attività di doposcuola per fanciulli ebrei poveri.

Il cordiale scambio di saluti e di auspici che caratterizzò l’incontro del 1981 e che la comunità israelitica con esitò a definire “un avvenimento di portata astorica”, riceve dall’incontro di oggi un più forte e concreto impulso: siamo di fronte ad una scolta, a un punto di partenza per un cammino nuovo nel segno della riconciliazione e nel nome del Signore. (di Andrea Maria Erba, parroco dei Santi Carlo e Biagio ai Catinari)

 13 aprile 1986