Appello di Sant’Egidio per il Mozambico: 800mila sfollati, «non abbandoniamoli»

Lanciata una raccolta fondi per finanziare progetti per la costruzione di scuole nei campi di accoglienza e la fornitura di strumenti di lavoro

Migliaia di morti e circa 800mila sfollati interni. È il bilancio degli attacchi terroristici jihadisti che dal 2017 a oggi hanno colpito il Mozambico, in particolare la provincia di Cabo Delgado, costringendo uomini, donne e bambini a fuggire dalle loro case. Un appello a non abbandonarli è arrivato ieri, 21 luglio, dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha dato il via a una raccolta fondi per finanziare progetti per la costruzione di scuole nei campi per rifugiati, fornire strumenti di lavoro come reti da pesca, sementi e attrezzi agricoli e aiutare bambini e adulti costretti alla fuga a iscriversi all’anagrafe per poter andare a scuola e usufruire dei servizi, dato che il 45% degli sfollati non ha documenti.

La metà degli sfollati sono bambini, ricordano da Sant’Egidio; con le donne si arriva al 70%. Solo il 10% vive in campi attrezzati sostenuti dalla comunità internazionale mentre la maggioranza è accolta dalla popolazione, da parenti e amici. «Questa situazione crea grandi sofferenze alla popolazione mozambicana, che ha conosciuto la pace proprio grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio mediante l’accordo firmato a Roma il 4 ottobre 1992, dopo un conflitto interno con oltre 1 milione di morti», ha ricordato in conferenza stampa don Angelo Romano, della Comunità di Sant’Egidio.

Una presenza, quella di Sant’Egidio in Mozambico, che dura da anni con il programma Dream per la cura dell’Aids e che si è arricchita, negli ultimi tempi, di altre iniziative per la diagnostica anti Covid. Nel frattempo nel Paese sono state ricostruite le infrastrutture, è aumentata la speranza di vita, ma gli attacchi jihadisti hanno costretto alla fuga anche i membri della Comunità, che ha sedi anche a Cabo Delgado. Basti pensare che tra settembre e ottobre 2019 8 membri sono stati uccisi durante un attacco a un villaggio e un altro è stato ucciso nel 2020 durante l’attacco a Mocimboa da Praia.

Nonostante questo, non si fermano gli aiuti umanitari agli sfollati interni: nelle provincie di Cabo Delgado, Niassa e Nampula i volontari di Sant’Egidio hanno distribuito 100mila tonnellate di cibo, mascherine e coperte, raggiungendo oltre 25mila persone, in collaborazione con le istituzioni ma anche con associazioni e comunità religiose locali , cristiane e non. In più, hanno aiutato 100 famiglie a ricollocarsi in altre aree del Paese e donato casa e terreni da coltivare per ricostruire una vita in autonomia.

Nelle parole di don Romano, «il Mozambico è assente dal dibattito politico italiano nonostante sia in atto una crisi drammatica a Cabo Delgado, una guerriglia islamista iniziata nel nord che vuole conquistare tutto il Paese e il cui obiettivo è distruggere il tessuto sociale esistente e creare uno Stato islamico». Il sacerdote cita le analisi e posizioni dei Paesi dell’Africa australe per evidenziare che «la minaccia jihadista non riguarda solo Cabo Delgado ma tutto il Mozambico e potrebbe estendersi anche a livello regionale, come avvenuto nel Sahel. È evidente il legame con il jihadismo internazionale, con l’obiettivo di creare uno Stato islamico. Si rischia un nuovo focolaio jihadista nell’Africa australe e sta già avvenendo in numerosi Paesi, tra cui Sudafrica, Malawi e Zimbabwe». Nella ricostruzione di don Romano, tra le motivazioni alla base dell’inizio della rivolta a Cabo Delgado c’è anche il controllo delle risorse. «Sicuramente – afferma – ha giocato a favore del jihadismo la netta percezione della popolazione di non poter beneficiare delle risorse. C’è un malcontento diffuso tra i giovani per l’ingiustizia e lo sfruttamento e il jihadismo ha saputo usarlo».

Per informazioni e per sostenere i progetti della Comunità per il Mozambico: dona.santegidio.org.

22 luglio 2021