Appello di Caritas italiana per le popolazioni del Corno d’Africa

Al via a Bruxelles il summit Ue – Unione africana. L’invito ad «agire immediatamente»: 20 milioni le persone in grave insicurezza alimentare

Prende il via oggi, 17 febbraio, il vertice di due giorni, a Bruxelles, tra Unione europea e Unione africana. E ai governi arriva l’appello di Caritas italiana, che si unisce alle Chiese locali, all’Onu e alle altre organizzazioni internazionali per chiedere che «agiscano immediatamente per rispondere ai bisogni delle popolazioni che necessitano di assistenza» nel Corno d’Africa. «Sono già 20 milioni – ricordano – le persone in condizioni di grave insicurezza alimentare che rischiano la catastrofe se non ci sarà un intervento deciso e immediato». Per rispondere alla crisi occorrono 1,5 miliardi di dollari: «Circa 1 millesimo delle spese militari mondiali annue. Finora solo il 2,3%, è stato promesso dai donatori».

Nell’analisi di Caritas italiana, «è sempre più urgente e necessario agire sulle cause profonde della crisi ponendo fine alla guerra nel Tigray e consentendo senza alcuna restrizione l’arrivo e la distribuzione di aiuti alla popolazione». Ancora, «serve un’azione politica forte e unitaria volta alla stabilizzazione della Somalia, l’impegno di tutti nella lotta al cambiamento climatico e il sostegno a rafforzare sistemi alimentari sostenibili e la resilienza delle popolazioni locali nel medio termine». Proprio la combinazione letale tra conflitti e una siccità con livelli di intensità mai registrati dal 1981 infatti sta provocando nella regione «una delle peggiori crisi alimentari degli ultimi 10 anni. Una situazione simile a quella del 2011 quando la lentezza della risposta globale alla crisi provocò oltre 250mila morti per fame ed effetti correlati, metà dei quali sotto ai 6 anni».

In questo periodo, riferiscono da Caritas italiana, una terza stagione consecutiva di scarse precipitazioni ha portato a perdite di raccolto e di bestiame nelle aree rurali dell’Etiopia meridionale e sudorientale, della Somalia e del Kenya orientale e settentrionale. Una quarta stagione di precipitazioni inferiori alla media è prevista tra marzo a maggio 2022, con il rischio di morte e deperimento di centinaia di migliaia di capi di bestiame e conseguente aumento dei prezzi degli alimenti di base e bassa domanda di lavoro agricolo, che sta riducendo la capacità di sostentamento delle famiglie. A tutto questo si aggiunge la guerra nel nord Etiopia nella regione del Tigray, Amhara e Afar tra forze governative e milizie regionali, in corso da novembre 2020, che ha già provocato, oltre alle vittime delle violenze, migliaia di morti per fame, 4 milioni di sfollati e circa 9 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria, possibile solo in minima parte a causa della guerra e delle restrizioni imposte all’accesso agli aiuti umanitari. E instabilità, insicurezza e conflittualità attraversano ancora Somalia, Sud Sudan e Sudan.

Caritas italiana è in costante contatto con le Caritas dei Paesi colpiti e in particolare in Etiopia, Sud Sudan, Somalia, e Kenya per rispondere alla crisi. In Etiopia un nuovo piano di aiuti è stato lanciato per sostenere le popolazione del nord vittime del conflitto nel Tigray e quelle del sud e all’est vittime della siccità. In Kenya sono in atto interventi nell’area della costa e si stanno valutando possibili azioni nel nord.

17 febbraio 2022