Appello all’Europarlamento: «Fondi per sviluppare pmi in Africa»

A San Marco al Campidoglio l’incontro “Creiamo lavoro in Africa”: sostenere progetti di sviluppo dell’agricoltura in piccola scala

Creare una cooperazione sinergica tra Europa e Africa per ridurre il divario esistente. Collaborazione che può portare nuove opportunità per entrambi i continenti. La creazione di posti di lavoro aiuterebbe i giovani africani a non abbandonare le loro terre, ovvierebbe in parte al problema dell’emergenza migratoria e offrirebbe un’occasione di crescita e lavoro per le aziende europee. Di questo si è discusso ieri sera, giovedì 27 settembre, durante il convegno “Creiamo lavoro in Africa” svoltosi nella basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio. Promosso dal Comitato di collegamento di cattolici per una civiltà dell’amore e dal vicariato di Roma, l’incontro ha preso spunto dalle parole pronunciate da Papa Francesco il quale, nel videomessaggio per le intenzioni di preghiera del mese di settembre, invita a ricordarsi dei giovani del continente africano affinché «abbiano accesso all’educazione e al lavoro nel proprio Paese».

Durante il dibattito è stato presentato un appello ai parlamentari dell’Unione europea sottoscritto dai rappresentanti del mondo dell’economia, delle imprese e delle Ong di sviluppo in Africa nel quale i firmatari elencano una serie di proposte concrete. Tra queste l’invito agli eurodeputati a provvedere sin dall’attuale legislatura a semplificare la procedura di accesso ai fondi per realizzare in Africa dei progetti che portino alla nascita e allo sviluppo di microimprese; favorire la cooperazione tra università europee e africane attraverso l’incremento di fondi volti alla realizzazione di progetti interuniversitari finalizzati alla promozione di start-up basate sulla valorizzazione delle identità africane; sostenere progetti di contrasto alla desertificazione di alcune aree con lo sviluppo dell’agricoltura in piccola scala.

Le relazioni sono state affidate
all’economista Leonardo Becchetti, a Paola Paniccia, coordinatrice del master in Management delle organizzazioni e dottrina sociale della Chiesa all’università Tor Vergata e all’avvocato Ruggero Aricò, della Confindustria Assafrica e Mediterraneo. All’unanimità hanno concordato che è possibile aiutare i popoli africani nel proprio Paese attraverso interventi di recupero dei territori, la creazione di infrastrutture, la formazione del capitale umano, la valorizzazione delle potenzialità dei territori, la trasmissione delle conoscenze e l’impiego delle nuove tecnologie. Tra il pubblico era presente un ragazzo del Camerun, Vincent Paul, il quale ha spiegato che l’Africa ha innumerevoli risorse umane e naturali per diventare autonoma ma «ha bisogno di aiuto anche per sbloccare quei fondi arrivati ma che alcuni governanti locali hanno congelato».

Per Giuseppe Rotunno, segretario nazionale del Comitato di collegamento di cattolici per una civiltà dell’amore l’Europa e l’Italia «possono fare tanto in tal senso. Dall’incontro con l’Africa, l’Europa può fare un balzo in avanti nella civiltà». Da circa 30 anni il comitato, con l’aiuto di numerosi missionari, promuove programmi e microprogetti di sviluppo nel Sud del Mondo e ad oggi ne ha realizzati più di 30.000. Don Renzo Giuliano, parroco della basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio, ha rimarcato che in Africa non ci sono solo «situazioni negative come riportato da alcuni media. Il divario con gli altri continenti è enorme ma la situazione va migliorando. Bisogna avere un occhio attento a questa realtà in difficoltà ma in ripresa».

Don Francesco Pesce, incaricato
dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale, ha portato come esempio i grandi progressi che ha fatto la Cina, prima tra i Paesi in via di sviluppo. Ha raggiunto gli obiettivi prefissati e tra il 1990 e il 2005 ha fatto uscire dalla povertà estrema più di 470 milioni di persone. A oggi rimangono 30 milioni di poveri che la Cina ha programmato di aiutare entro il 2020.

«Sostenere l’Africa e aiutarla ad uscire dalla crisi è quindi possibile – ha osservato –. Oggi si parla tanto di esodo biblico dei popoli africani, io la definirei una Epifania perché attraverso loro il Signore vuole dirci qualcosa». Il sacerdote ha inoltre ribadito che la Chiesa è ben consapevole delle opportunità che si presenterebbero se ci fosse un riequilibrio tra ricchi e poveri. «Papa Francesco invita sempre a riequilibrare il divario – ha affermato -. La difficoltà sta nel fatto che una parte reazionaria intralcia questa consapevolezza e intralcia la Chiesa in uscita. Questa parte deve essere messa in grado di non nuocere».

 

28 settembre 2018