Apolidia, il report di Unhcr su Italia, Portogallo e Spagna
L’indagine nell’ambito della campagna globale #IBelong, dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati: in 5 anni oltre 220mila hanno acquisito la cittadinanza
«L’apolidia costituisce una violazione dei diritti umani che interessa milioni di persone in tutto il mondo. Tale condizione ostacola l’accesso a diritti fondamentali dati solitamente per scontati, contribuendo così a rendere invisibili individui e intere comunità e a emarginarli dal resto della società». Lo sottolineano gli osservatori del report “L’impatto dell’apolidia sull’accesso ai diritti umani in Italia, Portogallo e Spagna”, realizzato dall’Ufficio regionale dell’Unhcr per il Sud Europa, presentato ieri sera, 12 novembre, alla Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma, nell’ambito di un’iniziativa aperta al pubblico per marcare il quinto anniversario della campagna globale #IBelong, dell’Unhcr, che si pone l’obiettivo di porre fine all’apolidia entro il 2024. Nei primi cinque anni di #IBelong, lanciata nel 2014, più di 220 mila apolidi hanno acquisito la cittadinanza.
Il report si basa su testimonianze di apolidi, persone a rischio di apolidia, ex apolidi, società civile in Italia, Portogallo e Spagna e descrive l’impatto concreto prodotto dall’apolidia sulla vita quotidiana delle persone interessate, rivelando come questa possa generare problematiche che impediscono loro di realizzare pienamente il proprio potenziale e di svolgere un ruolo attivo nella società.
Vi sono almeno 3,9 milioni di apolidi noti nel mondo ma si stima che il numero reale sia significativamente più elevato (le statistiche sull’apolidia sono disponibili solo per un terzo degli Stati a livello globale) e si avvicini a circa 10 milioni. La condizione in cui nessuno Stato considera come suo cittadino una persona la espone a privazioni e «può costituire una barriera insormontabile al conseguimento di un’istruzione, alla possibilità di prendere in affitto una casa, alla registrazione di una proprietà, all’ottenimento di un’occupazione regolare, all’accesso incondizionato ai regimi sanitari e di protezione sociale, alla libertà di movimento o di formare una famiglia», si legge nel report.
«Le persone apolidi non chiedono altro che gli stessi diritti di cui godono tutti i cittadini – ha dichiarato Roland Schilling, rappresentante regionale Unhcr per il Sud Europa -. Eppure spesso sono vittime di una discriminazione radicata e della negazione sistematica dei propri diritti. E noi come Unhcr abbiamo il mandato conferitoci dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite di proteggerle».
13 novembre 2019