Aperta la causa di beatificazione di padre Giovanni Baldeschi

Cofondatore delle “sacramentine”, originario del Viterbese, morì nel 1840 a Torre del Greco. Il discorso di monsignor Oder, vicario del Tribunale

Cofondatore delle “sacramentine”, originario del Viterbese, morì nel 1840 a Torre del Greco. Il discorso di monsignor Oder, vicario del Tribunale

La proposta del culto eucaristico «come fondamento della vita quotidiana cristiana e come rimedio principale al materialismo e all’ateismo contemporaneo»: è il principale lascito spirituale di padre Giovanni Antonio Baldeschi, cofondatore dell’istituto delle Monache dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento. Lo ha ricordato nella mattina di oggi, 10 maggio, monsignor Slawomir Oder, vicario giudiziale del Tribunale diocesano di Roma, aprendo l’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione del religioso nato a Ischia di Castro, nel Viterbese, nel 1780 e morto a Torre del Greco (Napoli) nel 1840.

Decine di religiose dell’ordine (le “sacramentine”) hanno affollato l’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense per la cerimonia di apertura, durante la quale Oder – delegato del cardinale vicario – ha tracciato un profilo biografico di padre Baldeschi, sacerdote del clero romano. Ne è emerso il ritratto di un prete con il “carisma dell’adorazione” – ispirato a Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione – impegnato nell’apostolato e nella promozione sociale.

La svolta avvenne poco dopo la sua ordinazione sacerdotale quando, giovanissimo, ebbe l’incarico di seguire spiritualmente Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, monaca professa al monastero del Terz’Ordine Francescano dei Santi Filippo e Giacomo a Ischia di Castro, ispiratrice del nuovo ordine. Baldeschi sostenne l’autenticità del carisma presso il vescovo del luogo, e l’ordine nacque il 31 maggio 1807, con l’ospitalità in un monastero agostiniano nel centro di Roma. Fu il cardinale della Somaglia, vicario di Roma, a concedere il permesso di esporre il Santissimo Sacramento tutte le domeniche e feste di precetto. Era l’inizio della nuova “avventura”.

Un impegno apostolico subito segnato dalla sofferenza, a causa della occupazione napoleonica di Roma. Senza nessuna colpa, Baldeschi fu portato in carcere, sia pure per soli tre giorni, mentre a Madre Maddalena fu ordinato di trasferirsi presso la famiglia a Porto Santo Stefano, e stessa sorte toccò alle postulanti. Terminata la persecuzione napoleonica, il piccolo gruppo poté rientrare a Roma e il 22 luglio 1814 ricevette l’approvazione definitiva da parte di Pio VII. Un monastero nacque anche a Napoli, nel 1828 (un altro fu poi aperto a Squillace, in Calabria), e Baldeschi restò nella diocesi partenopea per vent’anni consolidando il culto eucaristico.

All’inizio del 1840 il sacerdote si ammalò di malattia polmonare e morì a Torre del Greco la sera del 10 agosto dello stesso anno. Fu sepolto nel monastero di Santa Maria delle Grazie; nel 2008 la salma fu tumulata nella chiesa del monastero di San Giuseppe. Nel ricordare la sua opera, monsignor Oder ha sottolineato l’«amore immenso all’Eucaristia» e l’«adesione incondizionata alle verità rilevate». «Pur avendo una vocazione eminentemente contemplativa, seppe coniugare tale inclinazione con l’amore verso i poveri e gli abbandonati». Il suo ricordo – ha detto ancora Oder – «è sentito nella cittadina di Torre del Greco, dove è ancora viva la presenza degli adoratori, sia presso i monasteri di Roma, Napoli, Torino e gli altri presenti in Italia, Spagna. America latina del Nord e presso i fedeli delle Chiese di questi luoghi».

10 maggio 2017