Aperta la causa di beatificazione di Giampaolo Mollo
Il rito presieduto da Palmieri nel Palazzo Lateranense. Il diacono permanente, padre di due figli, morto nel ’98, era tra i fondatori della Comunità Gesù Risorto
«“Confido nella fedeltà di Dio in eterno e per sempre”, recita un verso del salmo 51 e con questa frase possiamo riassumere la sua vita». Così l’arcivescovo Gianpiero Palmieri, finora vicegerente della diocesi di Roma e delegato per il diaconato permanente, nominato dal Papa vescovo di Ascoli Piceno, ha aperto ufficialmente questa mattina, 5 novembre, nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione di Giampaolo Mollo. Diacono permanente e padre di famiglia, tra i fondatori della Comunità Gesù Risorto, Mollo è morto il primo settembre del 1998. «La sua paternità era spiccata: era un padre e servitore per vocazione, profondamente innamorato di Gesù – ha aggiunto il presule -. Questo suo grande amore lo esprimeva attraverso gli insegnamenti, la carità e l’accoglienza verso tutti».
Nato a Roma il 5 novembre 1941 e rimasto orfano di padre a 4 anni, Mollo svolse gli studi presso il Convitto Nazionale di Roma. Era ancora un ragazzo quando, durante le vacanze a Formia in famiglia, incontrò Anna Liberace, sua futura moglie. «Vissero un momento di grande dolore quando, a causa di un aborto spontaneo, persero il loro primo figlio, ma reagirono chiedendo la grazia a Padre Pio da Pietralcina, per il quale Anna aveva una vera venerazione». È così che nacquero Sabrina, nel 1968, e Francesco, nel 1971. Una vita che appariva soddisfacente anche dal punto di vista lavorativo: Giampaolo aveva un’occupazione stabile in banca ed era impegnato nel sindacato, eppure avvertiva spesso un’irrequietezza e un vuoto interiore che lo spronavano a cercare qualcosa di più. Nel 1976, presso la parrocchia dell’Assunzione di Maria Santissima, al Quadraro, venne casualmente in contatto con la comunità carismatica lì presente, cioè la Comunità Maria del Rinnovamento carismatico cattolico. È in questo contesto che inizia il suo cammino di fede, «un’esperienza per lui sconvolgente».
Prima della conversione, «era un uomo esuberante. Pregavo Padre Pio perché mio marito potesse trovare pace e gioia nel cuore – racconta Anna a Roma Sette -. Il primo giorno che scelse di venire all’incontro di preghiera della comunità di cui facevo parte insieme a mia figlia, successe qualcosa di straordinario: cadde a terra, scoppiò a piangere e ricevette il dono della glossolalia». Da quel momento «è entrata nelle nostre vite una gioia immensa». A 45 anni, il 22 novembre 1986, viene ordinato, tra i primi, diacono permanente della diocesi di Roma, nella basilica di San Giovanni in Laterano. L’anno seguente, insieme a sua moglie e ad altre due coppie di coniugi – Alfredo e Jaqueline Ancillotti, Paolo e Carmen Serafini – e con la benedizione dell’allora cardinale vicario di Roma Ugo Poletti, fonda la “Comunità Gesù Risorto”, nella quale si spese con grande spirito missionario. «Giampaolo si impegnò a promuovere l’evangelizzazione attraverso l’uso dei carismi e il sostegno spirituale ai bisognosi e ammalati della nostra società», ha detto il presule, che ha presieduto il rito al quale hanno partecipato anche il delegato episcopale don Emanuele Albanese, il promotore di giustizia don Giorgio Ciucci, il notaio attuario Marcello Terramani e il notaio aggiunto Francesco Allegrini.
Nel 1991 Mollo venne colpito da una grave malattia, ma non si tirò mai indietro. «Viveva pienamente la sua vocazione – ha proseguito Palmieri -. Nel suo cuore vi era la convinzione che è più importante compiere la volontà di Dio». Il postulatore della causa Paolo Vilotta ha posto l’accento sull’«attualità del suo messaggio: era un padre spirituale e un padre di famiglia – ha detto -. È stato un doppio esempio». Diverse le testimonianze di grazie, ricevute per sua intercessione, arrivate dai luoghi in cui è presente la comunità Gesù Risorto.
5 novembre 2021