Antoine Audo: «La parola del Papa si eleva davanti alle violenze»

Il vescovo caldeo di Aleppo sull’appello di Francesco per la Siria: «Sa bene cosa dice». L’emergenza più grave: la «spirale di violenza e odio»

Monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, commenta le parole di Papa Francesco all’udienza di ieri mattina, 28 settembre, dedicate alla «amata e martoriata Siria». Il Papa, osserva, «ha la libertà della parola, non ha interessi politici o economici. La sua è una parola libera e personale, priva di paura, che si eleva davanti alle violenze. Si indirizza alla coscienza delle persone e, a livello internazionale, sa bene cosa dice».

Al termine dell’udienza generale il Papa, in un appello pronunciato per lo più a braccio, aveva detto: «Continuano a giungermi notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni di Aleppo, alle quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale. Nell’esprimere profondo dolore e viva preoccupazione per quanto accade in questa già martoriata città – dove muoiono bambini, anziani, ammalati, giovani, vecchi, tutti – rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo e urgente». Quindi si era rivolto «alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti che devono dare conto davanti a Dio».

Il presule fa il punto sull’emergenza umanitaria che attanaglia Aleppo, dove nella zona est, tenuta dai ribelli islamici, «mancano luce, acqua, medicinali, cibo». La zona, spiega, «è bombardata dall’esercito», mentre i ribelli «rispondono con razzi e bombe lanciate verso la zona ovest, dove siamo noi», anch’essa senza acqua e luce. Eppure non è questa, per monsignor Audo, l’emergenza più grave, bensì il fatto che «la morte è diventata una cosa naturale e normale»: per il vescovo è «la spirale di violenza, di odio e di istinti terribili che invadono i luoghi e le persone» la vera, grande emergenza. «Dobbiamo fermare questa spirale», dichiara con fermezza, convinto che «la pace è possibile ma questa deve venire dall’interno della Siria, dai siriani che hanno possibilità di vivere in pace. Sedersi ad un tavolo con l’aiuto dell’Onu è possibile».

29 settembre 2016