Anna Ferzetti: Roma bella come mai

Romana, 38 anni, si è imposta all’attenzione del pubblico con “Domani è un altro giorno” (2019). Figlia di Gabriele, ha esordito a 19 anni con Irene Papas

Pedinando i nuovi percorsi dove si affacciano volti inediti del cinema italiano, incontriamo Anna Ferzetti, nome emergente nel panorama dello spettacolo di casa nostra. Classe 1982, è romana a pieno titolo, figlia di Gabriele Ferzetti, nato nella Capitale nel 1925, tra gli attori di punta del cinema e del teatro italiani del secondo dopoguerra. Dopo alcuni film di rodaggio, Anna si è imposta all’attenzione del grande pubblico lo scorso anno con “Domani è un altro giorno” (con Valerio Mastandrea e Marco Giallini), per il quale ha ricevuto una candidatura ai David di Donatello 2020. Mentre il periodo peggiore della pandemia sembra allontanarsi, Anna ha accettato di rispondere ad alcune domande sulla sua carriera.

Iniziamo dai tuoi esordi.
Li ricordo abbastanza travagliati. Non è stato facile scegliere questo lavoro: dovevo capire se era passione o il proseguimento di una tradizione di famiglia. Col tempo ha prevalso la passione, soprattutto per il teatro. Ho capito che stare a contatto con il pubblico è cosa ben diversa dal lavorare in fiction e tv. Così a 19 anni sono andata in scena con Irene Papas, con due spettacoli, “Ecuba” e, a sere alterne, “Le troiane”. Subito dopo è arrivato un testo importante, “La figlia di Iorio”, dove lavoravo con papà Gabriele nei ruoli di padre e figlia: quasi un saggio di psicoanalisi.

Hai cominciato con alcune serie televisive, con le quali hai potuto prendere le giuste misure dei tempi di lavoro e dei modi di recitazione. Come rivedi i tuoi inizi davanti alla macchina da presa, soprattutto nella differenza tra cinema e tv?
Ho fatto molti provini perché il teatro offriva poche occasioni. Io ho una fisicità importante e non sempre trovavo il ruolo conveniente. D’altra parte mi piace mettermi alla prova. Non riuscirei a fare sempre lo stesso lavoro. Trovo divertente calarmi nei panni di altri, trasformarmi, cambiare abito e pelle. A luglio prossimo presenterò per il secondo anno consecutivo la cerimonia dei Nastri d’Argento. Avrò così la possibilità di rendere omaggio al cinema italiano che in questo momento ne ha davvero bisogno.

In televisione cominci con “Stiamo bene insieme” di Vittorio Sindoni (Rai, 2002), quindi lavori in “Una mamma imperfetta”, serie tv e webserie scritta e diretta da Ivan Cotroneo (Rai, 2013). Poi è arrivato il cinema con i film di Ferzan Ozpetek (“Un giorno perfetto”, 2008), di Alessandro D’Alatri (“Sul mare”, 2010 ) e lo scorso anno “Domani è un altro giorno”.
Anche per questo film di Simone Spada ho fatto un provino, che ho accettato come una esperienza divertente e formativa, ho potuto dimostrare quello che so fare, magari facendo ricredere il regista che ti esamina. La storia piace perché si tratta di un atto d’amore tra due amici e Paola (il mio personaggio) ha il compito di tenere in piedi il difficile equilibrio tra i due, che risolverà con la forza dell’amore. Sono felice di aver avuto la possibilità di esprimermi
a fondo, pur in un ruolo “secondario”, l’unico femminile con un taglio fuori dal cliché.

Qual è il ricordo di tuo padre?
Papà era molto attento, sempre impegnato nello studio, consapevole di doversi sempre migliorare. Era molto chiuso di carattere ma quando voleva bene a una persona lo faceva vedere, magari evidenziandone anche i difetti. Anche io sono un po’ così, anche se, va detto, sono più solare. Devo a papà rigore e umiltà, cosa che ho capito solo quando non c’era più. Sono orgogliosa di essere figlia d’arte.

Come hai passato questo lungo e imprevisto periodo di riposo forzato?
È stato un modo per vivere molto in famiglia, bello e pieno di sorprese. Tutti noi a casa (Pier Francesco Favino, il mio compagno, Greta e Lea, le nostre figlie) ci siamo scoperti attenti alle piccole sfumature. Il periodo è passato tutt’altro che invano, anzi ci ha aiutato molto a condividere tra noi tante cose che davamo per scontate e invece non lo erano.

Uno sguardo al futuro.
Non c’è niente di definito ma sono fiduciosa. Prima della pandemia, ho fatto in tempo a girare “Curon”, una fiction prodotta da Netflix, una storia tra dramma, psicologia, tradizioni, un progetto molto interessante che sta andando in onda dal 10 giugno. Il luogo esiste veramente in Alto Adige. Io sono Clara, una donna del posto, professoressa al liceo locale, con me lavora Valeria Bilello, la regia è di Fabio Mollo e Lida Patitucci.

Anna, la tua Roma, oggi, com’è?
Per me Roma è casa, è non è mai stata bella come in questo momento. Spero che continui ad esserci rispetto per questa città, perché è bella da vedere anche quando è stata vuota come nel recente periodo. Dobbiamo trattarla bene.

22 giugno 2020