Ankara, messaggio di Francesco per l’uccisione dell’ambasciatore russo

L’attentatore: un poliziotto fuori servizio di 22 anni, ucciso a sua volta dalle forze speciali. Avrebbe gridato: «Ricordati di Aleppo. Ricordati della Siria»

L’attentatore: un poliziotto fuori servizio di 22 anni, ucciso a sua volta dalle forze speciali. Avrebbe gridato: «Ricordati di Aleppo. Ricordati della Siria»

Stava tenendo un discorso all’inaugurazione della mostra fotografica “La Russia vista dai turchi”, Andrey Karlov, ambasciatore russo ad Ankara, ieri, lunedì 19 dicembre, quando è stato raggiunto dai colpi di proiettile sparati da un uomo elegante, seduto dietro di lui. Un poliziotto fuori servizio di 22 anni, si è scoperto poi, rimasto a sua volta ucciso dalle forze speciali. «Ricordati di Aleppo, ricordati della Siria. Allah akbar», avrebbe gridato l’attentatore, Mert Altintas, rivolgendo la pistola contro Karlov. Al momento non è giunta nessuna rivendicazione per l’attacco, ma nella notte  è arrivato un nuovo allarme: un uomo ha aperto il fuoco davanti all’ambasciata americana ad Ankara, poco distante dalla galleria d’arte dove è rimasto ucciso Karlov. Nessuna vittima, in questo secondo episopdio, anche se il dipartimento di Stato Usa ha ordinato la chiusura di tutte le rappresentanze diplomatiche statunitensi in Turchia.

Immediato il telegramma di condoglianze inviato, a nome del Papa, dal segretario di Stato vaticano Pietro Parolin al presidente della Federazione russa Vladimir Putin. Il pontefice, si legge nel testo, «si è rattristato nell’apprendere del violento attacco ad Ankara, che ha provocato la morte dell’ambasciatore Andrei Karlov» ed esprime «condoglianze a tutti coloro che piangono la sua perdita, e in modo particolare ai membri della famiglia dell’ambasciatore». Raccomandando la sua anima a Dio onnipotente, Francesco assicura «preghiere» e «solidarietà spirituale» a «voi e a tutte le persone della Federazione russa».

«Profondo dolore» anche nelle parole del patriarca ortodosso Kirill in un messaggio inviato ieri al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. «Il Signore – scrive il patriarca – ha voluto che io conoscessi il defunto personalmente. Sono testimone del fatto che, compiendo il suo alto servizio diplomatico, ha cercato di agire in coerenza con le sue convinzioni patriottiche e religiose», si legge nel messaggio pubblicato sul sito del Patriarcato di Mosca. «Con gratitudine ricordo il suo impegno costante per aiutare a stabilire e sviluppare il dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e il governo della Repubblica democratica popolare di Corea, dove la vittima aveva operato come ambasciatore della Federazione Russa per il periodo 2001-2006», scrive ancora Kirill. Quindi le condoglianze alla moglie del diplomatico, Marina Michailovna: «Il Signore che ama l’essere umano posa confortarli nel dolore che li ha colpiti e dia loro la forza per sostenere questo pesante evento».
20 dicembre 2016