Ancora un senza tetto morto per le strade di Roma

L’uomo, 50 anni, è stato trovato riverso su una panchina in piazza Mancini, quartiere Flaminio. È l’undicesimo caso dall’inizio dell’inverno. A Sant’Eustachio un biglietto contro il rettore che accoglie i poveri

Il primo ad accorgersene e a dare l’allarme è stato un passante. Ha notato un corpo immobile, su una panchina, vicino a un chiosco a piazza Mancini, nel quartiere Flaminio. Un uomo, circa 50 anni, probabilmente originario dell’Europa dell’Est. È stato ritrovato ieri mattina, 23 gennaio, l’ultimo senza tetto morto sulle strade della Capitale: l’undicesimo, dall’inizio della stagione invernale. Si ipotizza un decesso per ipotermia ma sarà necessario attendere l’autopsia per chiarire con esattezza le cause della morte.

La contabilità del dolore, e dell’indifferenza, si era aperta il 22 novembre scorso, col ritrovamento di una persona di 49 anni morta sulla spiaggia di Ostia. Aveva cercato rifugio in una cabina balneare dismessa. Inutilmente. L’ultimo caso era stato il 14 gennaio, neanche 10 giorni prima: una persona senza dimora di 50 anni circa ritrovata senza vita nei pressi di un’edicola di piazza Irnerio, al quartiere Aurelio. Una morte per cause naturali complicate dall’eccessivo gelo notturno.

Nello stesso giorno in cui veniva ritrovato il corpo dell’uomo morto a piazza Mancini, a due passi dal Pantheon, nella basilica di Sant’Eustachio retta da monsignor Pietro Sigurani, che da circa 6 anni accoglie ogni giorno, sotto al porticato, per un pasto completo circa 120 persone, ha ricevuto questo biglietto: «Caro reverendo, la chiesa è la casa del Signore, non dei poveri! Risponderai davanti a Dio dei sacrilegi e delle profanazioni compiuti in questa chiesa». Ad “aggravare” la responsabilità del rettore, la scelta di aprire nelle cripte della basilica, da questo autunno, la “Casa della misericordia”: un centro di aggregazione con docce e lavanderia, un’aula computer e un presidio di supporto psicologico, a cui si aggiungerà preso un presidio medico. «Queste cose non ci spaventano di certo – il commento di don Pietro riguardo al biglietto ricevuto -. Anzi, per noi sono un onore, perché vuol dire che capiscono che quello che facciamo è una cosa che gli da un pugno nello stomaco. Non so chi è stato e non mi interessa, c’è  ancora gente che ha questo senso dei luoghi sacri ma l’unico luogo sacro è la persona, dice il Signore. L’unico spazio sacro che esiste è in ognuno di noi».

24 gennaio 2019