Ancora scritte contro don Ciotti. Bindi: «Stiamo andando nella direzione giusta»

Intimidazioni contro il fondatore di Libera comparse a Palermo. Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria: «La parte sana del Paese è con lui»

Intimidazioni contro il fondatore di Libera comparse a Palermo. Sindacato autonomo di polizia penitenziaria: «La parte sana del Paese è con don Luigi»

«Se reagiscono così, vuol dire che anche se la guerra non è vinta, la battaglia che stiamo conducendo va nella direzione giusta, e forse spaventa e preoccupa qualcuno». La presidente della Commissione parlamentare antimafia rosy Bindi commenta con queste parole la comparsa domenica 26 marzo a Palermo di nuove scritte intimidatorie contro don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera. Scritte realizzate su un muro all’ingresso di una villetta pubblica intitolata a Rosario Di Salvo, l’autista di Pio La Torre ucciso con il segretario regionale del Pci il 30 aprile del 1982, nel quartiere Noce, che seguono quelle già comparse nei giorni scorsi a Locri.

Da Rosy Bindi arriva anzitutto «solidarietà» a don Luigi Ciotti e a tutta Libera. «So che sia le scritte di Locri che quelle di Palermo non potranno che rafforzare l’impegno di don Luigi e di tutta l’associazione – afferma -. Hanno ragione tutti coloro che sottolineano la debolezza della mafia in questo momento, tuttavia non dobbiamo mai abbassare la guardia, sia per quanto riguarda la sicurezza di don Luigi sia nella lotta alle mafie, che va condotta con sempre maggiore coraggio e intelligenza e con la convinzione che si tratta di una battaglia decisiva, in questo momento, per la vita del nostro Paese». Quindi l’onorevole entra nel merito delle minacce, evidenziando che «dare dello sbirro significa attaccare non solo don Ciotti ma anche le forze di polizia. Questo vuol dire che preoccupa il fatto che nessuno abbia intenzione di abbassare la guardia, e che chi lo fa viene richiamato al suo dovere dai cittadini, dalle associazioni e da tante persone comuni che in Italia sono in prima linea nella lotta alla mafia».

Fatti gravi come le scritte intimidatorie, è la tesi di Bindi, «non potranno che rafforzare l’impegno di don Luigi e di ciascuno di noi: anche se c’è ancora, purtroppo, chi si ostina a marginalizzare o sottovalutare il fenomeno, il livello di attenzione nella lotta alle mafie resta alto, sia da parte delle istituzioni che da settori sempre più numerosi della società civile. Stiamo colpendo nel segno, sia nella diagnosi sia nella reazione, civile e sociale, del Paese». La presidente della Commissione antimafia ricorda anche le parole pronunciate da Papa Francesco e dal presidente Mattarella: «Parole che non si sentivano da tempo e sono una chiarissima testimonianza per la Chiesa e per la società».

Solidarietà al sacerdote in prima linea contro le mafie anche dal sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), attraverso le parole del segretario generale Donato Capece. «Saremmo onorati – afferma – di consegnare a don Luigi Ciotti la tessera onoraria del nostro Sindacato. Lui, come le donne e gli uomini appartenenti al corpo di Polizia Penitenziaria, rappresenta la parte sana del Paese e saremmo onorati di averlo tra noi». In riferimento al merito delle scritte, Capece evidenzia che «secondini in Italia non ce n’è. Esiste la Polizia Penitenziaria. Se però si usa il termine “secondini” per identificare chi lotta e si batte contro la cancrena mafiosa, siamo ben lieti di essere colleghi di don Ciotti». Da ultimo aggiunge: «Si mettano l’anima in pace, i mafiosi e i criminali: la parte sana del Paese è con don Luigi Ciotti. Per questo – conclude – saremmo onorati di consegnare a lui la tessera onoraria del Sappe, che è il sindacato più rappresentativo dei fedeli ed orgogliosi servitori dello Stato che lavorano nella prima linea delle carceri».

28 marzo 2017