Ancora morti sul lavoro. Anmil: «Strage quotidiana»

L’intervento dopo gli incidenti costati la vita a due operai e la morte della magazziniera schiacciata da un bancale il 2 settembre. «Si muore come 50 anni fa»

Un lavoratore di Caerano San Marco (Treviso), 45 anni, morto per un trauma cranico legale a seguito di una caduta all’indietro in un cantiere, e uno di Coniolo Monferrato (Alessandria), caduto da tre metri di altezza durante la pulitura di una canalina in un’azienda che produce compensati e pannelli in legno. È il bilancio delle vittime del lavoro aggiornato a ieri, 13 ottobre, al quale si deve aggiungere la morte della magazziniera schiacciata da un bancale lo scorso 2 settembre, sopravvenuta sempre nella mattinata di ieri. «Un’altra giornata di lutto per il mondo del lavoro», dichiara Zoello Forni, presidente nazionale Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro), ricordando le morti che «si aggiungono alla lista dolorosa stilata mensilmente dall’Inail, che colpisce il cuore dell’economia italiana ed è una pagina nera per la storia della nostra Associazione».

Nelle parole di Forni, «stiamo assistendo a una strage quotidiana indegna di un Paese civile e quello che ci indigna ancor di più è che oggi si muore con le stesse modalità di cinquant’anni fa, come dimostrano le dinamiche degli incidenti: cadute dall’alto, schiacciamento da materiali, a seguito di folgorazioni, per esalazioni venefiche o per il ribaltamento di trattori. E la causa è sempre legata alla mancata osservanza delle norme sulla prevenzione, per la rimozione di dispositivi di sicurezza o per il mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale». Anche il numero degli infortuni mortali, aggiunge, «è uguale a quello di 10 anni fa, come se né il progresso tecnologico né le leggi più stringenti possano fare qualcosa. La verità è che non c’è una vera consapevolezza dei rischi che si corrono sul lavoro o non si prevede la formazione adeguata, poiché nessuno deliberatamente sceglierebbe di ritrovarsi senza un braccio o una gamba o addirittura di morire a causa del lavoro».

Il presidente Anmil evidenzia, ancora, che «una legge senza pene adeguate e che vengano applicate, unitamente alla mancanza di controlli, porta le aziende gestite da imprenditori senza scrupoli a scegliere di affidarsi alla sorte, correndo il rischio di pagare multe irrisorie o, eventualmente, dichiarare fallimento per poi riaprire sotto altro nome o, ancora, affrontare cause che spesso finiscono in prescrizione». Di qui l’appello, in vista del nuovo decreto sulla sicurezza che sta per essere varato: «Chiediamo che la nostra Associazione possa essere parte attiva di una prevenzione più efficace e che le testimonianze delle vittime del lavoro, i testimonial/formatori della sicurezza, divengano figure con un ruolo riconosciuto e istituzionalizzato all’interno delle scuole e delle aziende. Abbiamo bisogno che la sicurezza non resti solo un valore astratto – conclude – ma un principio di vita per tutti i lavoratori e come Associazione di vittime del lavoro vogliamo mettere le nostre esperienze a supporto di studenti e lavoratori per una sensibilizzazione più concreta e d’impatto».

14 ottobre 2021