Ancora due morti in Perù

Assalto dei manifestanti all’aeroporto di Arequipa. Incendiato un palazzo storico a Lima. I vescovi costretti a rinviare la Messa per il Paese. Feriti 22 agenti e 16 civili

Una giornata di altissima tensione quella di ieri, 19 gennaio, in Perù, con la mobilitazione nazionale proclamata dai movimenti che chiedono le dimissioni della presidente Dina Boluarte, che ha preso il posto di Pedro Castillo dopo il fallito tentativo di golpe, e nuove elezioni. Moltissimi i manifestanti accorsi nella Capitale per quella che avrebbe dovuto essere «la resa di Lima», che si p conclusa con la morte di 2 persone, con le quali sale a 52 il bilancio provvisorio delle ultime settimane. Registrato anche il ferimento di 22 agenti di polizia e 16 civili, oltre all’incendio di un edificio storico della Capitale, posto sotto vincolo, nella centralissima plaza San Martín. Ad Arequipa invece, seconda città peruviana, nel sud del Paese, i manifestanti hanno cercato di riprendere il controllo dell’aeroporto, com’era accaduto circa un mese fa, arrecando ingenti danni alle apparecchiature.

La presidente Dina Boluarte, in un messaggio al Paese, ha confermato che non intende farsi da parte, e, pur manifestando disponibilità al dialogo, ha assicurato che «i gesti di violenza non rimarranno impuniti» La Conferenza episcopale peruviana, riunita in questi giorni in assemblea plenaria, ha dovuto rinunciare a celebrare oggi, 20 gennaio, come inizialmente annunciato, una Messa per il Perù, che avrebbe dovuto svolgersi nella chiesa di Las Nazarenas, dove è custodita l’immagine del Cristo dei Miracoli. Nell’annuncio ufficiale – che arriva dopo un evidente intesa con le autorità -, i vescovi hanno spiegato che l’Eucaristia, che sarebbe stata presieduta dal presidente Miguel Cabrejos, e concelebrata da tutti i vescovi, sarà programmata per un’altra data, «per facilitare la partecipazione del Popolo di Dio».

20 gennaio 2023