Ancora bombe sulla Striscia di Gaza

Colpito un campo profughi: almeno 17 i morti. E Israele avverte: «Nessuna tregua durante i negoziati sugli ostaggi», che hanno superato quota 220. La visita lampo del ministro della Difesa italiano Crosetto in Libano, dove Israele ha colpito una struttura militare di Hezbollah

Sono almeno 17 le vittime del bombardamento israeliano di questa mattina, 23 ottobre, nel rione di Jabalya, a nord di Gaza. A darne notizia è il ministero degli Interni di Gaza, riferendo che si tratta di membri del clan familiare el-Batash, parenti di uno dei leader politici della Jihad islamica. Testimoni sul posto informano che sotto le macerie ci sono altre vittime. Anche perché, secondo fonti locali, gli abitanti di Jabalya hanno finora ignorato i ripetuti appelli giunti dalle forze armate di Israele di spostarsi nel sud della Striscia, oltre il Wadi Gaza.

I morti di questa mattina si aggiungono agli «almeno 60 palestinesi» che, secondo Hamas, sono rimasti vittime degli attacchi israeliani avvenuti nella notte, mentre funzionari palestinesi affermano che più di 400 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore. Complessivamente, secondo le autorità di Gaza, dal 7 ottobre sono state uccise più di 4.650 persone nell’enclave assediata. E la tensione resta alta anche al confine con il Libano, dove l’esercito israeliano ha riferito di aver colpito alcuni obiettivi di Hezbollah: una cellula terroristica che operava lungo il confine e che, secondo il portavoce della Forze di difesa israeliane (Idf) stava progettando un attacco verso la cittadina israeliana di Shlomi. Colpito anche un posto di osservazione. Violenti scontri anche nel campo profughi di Jalazoun, a nord di Ramallah in Cisgiordania, dove, secondo il ministero della Sanità dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), 2 palestinesi sono morti e 4 sono rimasti feriti.

Dopo molte ore di calma, questa mattina, 23 ottobre, hanno ripreso a suonare le sirene di allarme per i razzi da Gaza nel sud e nel centro di Israele, in particolare nella città costiera di Ashkelon, hanno riferito dall’Idf. E alla Cnn il portavoce dell’esercito Jonathan Conricus ha affermato: «Nessun cessate il fuoco durante i negoziati sugli ostaggi». Il funzionario ha affermato che «non erano a conoscenza» delle richieste Usa per un rinvio della prevista operazione di terra di Israele a Gaza, aggiungendo che sia Israele sia gli Stati Uniti vogliono che tutti gli ostaggi vengano rilasciati «il più rapidamente possibile. Non si può permettere – ha rimarcato – che gli sforzi umanitari abbiano un impatto sulla missione di smantellare Hamas». Intanto è salito a 222 il numero degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas. «Il numero complessivo – spiega il portavoce militare Daniel Hagari – è aggiornato di volta in vota in base a informazioni di intelligence. In particolare – spiega – c’è voluto tempo perché tra gli ostaggi ci sono non pochi cittadini stranieri e la loro identificazione ha richiesto tempo aggiuntivo».

Un rinnovato invito a «promuovere una conferenza internazionale di pace che porti alla creazione di uno Stato palestinese» arriva dal ministro degli Affari esteri spagnolo José Manuel Albares, nel momento in cui la Spagna detiene la presidente di turno dell’Unione europea. «L’Ue – afferma – deve parlare con una sola voce e dobbiamo condannare sia la violenza di Hamas che gli attacchi alla popolazione civile di Gaza. Questo è il momento di una tregua: che si fermi la violenza e si guardi avanti», l’auspicio. A sottolineare l’esigenza di una «de-escalation», con «l’interruzione del lancio di razzi da parte di Hamas ed Hezbollah», è anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che però rimarca: «Non si può permettere ad Hamas di fare quel che vuole. Israele – aggiunge – ha il diritto di difendersi ma in modo proporzionato, senza colpire indiscriminatamente la popolazione civile a Gaza».

Nell’analisi di Tajani, i rischi di un allargamento del conflitto in Medio Oriente «ci sono»; si sta lavorando, perché ciò non si trasformi in realtà. «Tutti noi, Usa e Ue, ci stiamo impegnando sulla via diplomatica e l’Italia ha assunto un ruolo di primo piano: l’obiettivo è evitare l’incendio del Medio Oriente – assicura -. La via diplomatica è quella che premia sempre. Non abbiamo segnali di attentati previsti nel nostro Paese – prosegue – ma questo non significa sia il caso di abbassare la guardia». Il ministro della difesa Guido Crosetto intanto è in visita in Libano, per incontrare gli oltre mille militari italiani dispiegati nel sud del Paese, a ridosso della linea di demarcazione con Israele. Nella base militare di Shamaa, è stato accolto dal generale Giovanni Brafa Musicoro, a capo del contingente italiano composto principalmente dalla Brigata Granatieri di Sardegna.

Sul fronte degli aiuti, dal Lussemburgo l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell sottolinea che «la cosa più importante ora è chiedere la consegna degli aiuti umanitari a Gaza. In tempi normali, senza guerra, circa 100 camion entrano quotidianamente a Gaza dunque è chiaro che 20 non sono abbastanza», commenta in riferimento ai primi aiuti che hanno raggiunto la Striscia nel fine settimana. «L’importante è fare di più, più in fretta, e in particolare portare a Gaza le cose basilari che fanno sì che l’acqua e l’elettricità vengano ripristinate», aggiunge. La scorsa notte, intanto, con l’assenso del governo israeliano 14 camion con aiuti umanitari sono passati dall’Egitto, attraverso il valico di Rafah, per raggiungere Gaza. Ne ha dato notizia il portavoce militare Daniel Hagari: «Contenevano acqua, cibo e medicinali, ed erano destinati all’Onu», a beneficio dei palestinesi sfollati nel Sud della Striscia. Nessuna possibilità invece, ha ribadito, per l’ingresso di combustibile a Gaza.

23 ottobre 2023