“Anche le parole possono uccidere”

Presentata la campagna di sensibilizzazione contro la discriminazione razziale curata dall’agenzia Armando Testa, che ha preso il via su Avvenire, Famiglia Cristiana e sui 190 settimanali diocesani della Fisc

“Anche le parole possono uccidere”. Questo il titolo della campagna di sensibilizzazione contro la discriminazione razziale presentata ieri, giovedì 23 ottobre, a Roma, alla Camera dei Deputati, realizzata da Famiglia Cristiana insieme ad Avvenire, alla Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) e all’agenzia di pubblicità “Armando Testa” e patrocinata da Camera e Senato. Il linguaggio utilizzato è quello tipico della comunicazione pubblicitaria, che contempla codici visivi e testuali particolarmente immediati e incisivi: volti “trafitti” da parole denigratorie, frutto di pregiudizi, che assumono la forma di proiettili. Negro, terrorista, ladra e ciccione: questi i quattro insulti che colpiscono chi li riceve come un colpo in testa. Quindi il messaggio finale: «Anche le parole possono uccidere. No alla discriminazione. L’altro è come me». A essere “colpiti”, un africano, un uomo di etnia araba, una donna rom e un giovane sovrappeso: il loro cranio è perforato da un proiettile che in realtà è una parola, appunto, che entra da sinistra e fuoriesce a destra, causando una frantumazione che evidenzia il potere distruttivo dell’insulto, del pregiudizio razziale o dell’ironia discriminatoria

La campagna ha preso il via su Avvenire, Famiglia Cristiana e sui 190 settimanali diocesani d’Italia, attraverso le edizioni cartacee e digitali, e sarà veicolata in forma di locandine in un circuito di 10mila parrocchie, oratori e scuole. Il tema sarà approfondito anche on line, su www.famigliacristiana.it, www.avvenire.it, www.fisc.it, dove sarà possibile sottoscrivere l’iniziativa, lasciare un messaggio o raccontare una propria esperienza.

«Mi pare un gran bel segnale, questa campagna realizzata e attuata assieme: Famiglia Cristiana, Avvenire e i settimanali diocesani della Fisc. Mi limito a una considerazione: basta volerlo», commenta il presidente della Fisc Francesco Zanotti. L’iniziativa, osserva, «ha il grande merito di fare comprendere con immediatezza la potenza della parola. Parole come pallottole: raggiungono la persona e la distruggono, come le immagini molto eloquenti di Armando Testa mostrano con efficacia. A questo pericolo si può rispondere solo con la responsabilità».

Proprio da Marco Testa, presidente del Gruppo Armando Testa, arrivano parole di soddisfazione per la nuova campagna, che si inserisce in quell’ambito della «comunicazione sociale» da sempre caro al marchio. «Fa parte della mission di un’agenzia di comunicazione promuovere idee efficaci che, al servizio dei valori, diventano strumenti importanti di cambiamento – spiega -. Da qui è nato #migliorisipuò e l’ambizioso progetto con Famiglia Cristiana che, non solo ha aderito all’idea, ma ha anche lavorato per estenderla ad altri partner e per dargli un importante supporto redazionale, un contributo di pensiero inestimabile».

Oggi nel nostro Paese, secondo il direttore di Famiglia Cristiana don Antonio Sciortino, «è molto comune essere oggetto di discriminazione. Basta essere immigrati, o anziani o donne. Se poi si è di religione musulmana, oppure obesi o di etnia rom, ancor di più. La cronaca è purtroppo piena di episodi che sembravano scherzi ma sono tragedie». Un giornale, «specie se cattolico», non può rimanere inerte, «mettere in cronaca l’ennesimo episodio di bullismo, di discriminazione sessuale o di razzismo e passare ad altro. Vogliamo farlo come battaglia di civiltà per il nostro Paese. Vogliamo farlo con i nostri lettori. Migliori si può. Diciamolo a voce alta». «Usiamo le parole come armi – gli ha fatto eco Marco Tarquinio, direttore di Avvenire – e questo viene detto con esplosiva efficacia attraverso le immagini costruite dall’Armando Testa per la campagna che accomuna Famiglia Cristiana, i settimanali cattolici riuniti nella Fisc e il giornale Avvenire. Testate giornalistiche caratterizzate da percorsi diversi e da stili informativi differenti, ma portatrici di una stessa cultura di base e motivate da una condivisa vocazione a stare dalla parte delle vittime, degli sconfitti, degli emarginati, degli imperfetti, di quelli dei quali “si dice ogni male”».

24 ottobre 2014