Anche la Terra Santa in preghiera per Benedetto XVI

Presieduta dal patriarca Pizzaballa la Messa di suffragio al Santo Sepolcro, con i rappresentanti delle Chiese, dell’ebraismo e dell’Islam

I rappresentanti delle diverse Chiese, dell’ebraismo e dell’Islam si sono ritrovati questa mattina, 10 gennaio, al Santo Sepolcro, a Gerusalemme, per la Messa in suffragio di Benedetto XVI, deceduto il 31 dicembre. Una celebrazione presieduta dal patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, che ha affidato l’omelia al Custode di Terra Santa padre Francesco Patton.

Ripercorrendo la storica visita del Papa nei luoghi santi, nel 2009, il Custode ha evidenziato che «non si è trattato di una visita di cortesia ma di un autentico pellegrinaggio nel quale ha voluto mostrare vicinanza alla piccola comunità cristiana locale incoraggiando i cristiani a non emigrare e a rimanere fedeli alle proprie radici». In quel pellegrinaggio, «ha incontrato in modo cordiale e fraterno i patriarchi e i capi delle Chiese sorelle. Ha incontrato fraternamente le autorità religiose dell’ebraismo e dell’islam, come pure le autorità civili di Giordania, Israele e Palestina». Ancora, «ha visitato anche molte opere sociali per esprimere la vicinanza alle persone più povere e bisognose. Con la mitezza che sempre lo ha contraddistinto ha cercato di seminare pace e invitare al dialogo».

Durante il suo viaggio, Benedetto XVI ha parlato di Gerusalemme, ha ricordato ancora Patton, «augurando che possa davvero essere luogo di incontro e di preghiera per tutti i popoli» e «ricordato la vocazione universale di questa Città, santa e cara a ebrei, cristiani e musulmani. Proprio per questo ci ha rivolto parole che hanno un senso ancora più forte nell’oggi che viviamo. Sono parole pronunciate per indicare a noi, che qui viviamo, una via da percorrere». Papa Benedetto «ci ha ricordato che, proprio in virtù della sua vocazione, Gerusalemme “deve essere un luogo che insegna l’universalità, il rispetto per gli altri, il dialogo e la vicendevole comprensione; un luogo dove il pregiudizio, l’ignoranza e la paura che li alimenta siano superati dall’onestà, dall’integrità e dalla ricerca della pace. Non dovrebbe esservi posto tra queste mura per la chiusura, la discriminazione, la violenza e l’ingiustizia. I credenti in un Dio di misericordia – si qualifichino essi ebrei, cristiani o musulmani – devono essere i primi a promuovere questa cultura della riconciliazione e della pace, per quanto faticoso e lento possa essere il processo e gravoso il peso dei ricordi passati”».

In conclusione, uno sguardo al percorso esistenziale del pontefice emerito, fino alle ultime parole da lui pronunciate: quel «Signore ti amo» sussurrato con l’ultima voce. «Comprendiamo che anche nella nostra vita deve esserci il primato dell’amore – ha concluso Patton -. E comprendiamo che per essere capaci di amare bisogna che attingiamo costantemente alla relazione con Gesù».

10 gennaio 2023