«Stupore, preoccupazione e tristezza». La Croce Rossa di Roma sceglie queste parole per commentare le notizie che arrivano da Casal Bruciato, dove, nella giornata di domenica 7 aprile una famiglia di origini rom è stata costretta a rinunciare alla casa popolare di cui era risultata legittima assegnataria, a motivo delle proteste dei residenti. Un copione già visto a Torre Maura, con i cassonetti in mezzo alla strada già dal pomeriggio di domenica, per impedire l’accesso all’appartamento a padre, madre e figli, la protesta popolare, l’intervento delle forze dell’ordine e, alla fine, la resa. Eppure la protesta è continuata ancora ieri, lunedì 8, con l’intervento, ancora una volta, di CasaPound. «Dopo Torre Maura, oggi siamo a Casal Bruciato in sostegno della protesta dei residenti del quartiere contro l’assegnazione di una casa popolare ai rom che è stata impedita», ha dichiarato il responsabile romano Davide Di Stefano. La famiglia intanto – a cui era stato «legittimamente consegnato» l’alloggio popolare in via Cipriano Facchinetti, rivendicano dal Campidoglio – ha sporto denuncia per le minacce subite e «gli uffici competenti sono impegnati nel trovare una soluzione al fine di tutelare la famiglia e il rispetto delle norme».

Le assegnazioni della case di edilizia residenziale pubblica «vengono effettuate esclusivamente e scrupolosamente in base alla disponibilità degli immobili e all’ordine delle graduatorie, escludendo qualsiasi discriminazione, possa essere essa di etnia, credo o religione – si legge in una nota diffusa da Roma Capitale -. Le graduatorie – assicurano dal Campidoglio – rispettano i dettami della normativa regionale vigente e sono stilate in base ai criteri stabiliti nel bando comunale, che è stato emanato nel 2012». Anche la presidente del municipio IV Roberta Della Casa conferma: «La famiglia aveva avuto regolare assegnazione, ora cercheremo una seconda proposta da potergli fare. Posso aggiungere che sicuramente non era una famiglia sgombrata da un campo e che aveva tutte le carte in regola per avere questa casa». Compreso quello dell’occupazione: nelle case popolari infatti ci sono da pagare dei canoni, «anche se sono minimi», e deve essere garantita la solvibilità.

La Croce Rossa di Roma evidenzia il «clima preoccupante che alimenta pesanti forme di discriminazione nei confronti delle persone Rom e Sinte della città. Quello che vogliamo sottolineare oggi – dichiarano i responsabili in una nota – riguarda il rispetto dello stato di diritto e dei diritti delle persone. Nel caso specifico chi è risultato idoneo all’assegnazione della casa popolare ha la piena legittimità e diritto ad usufruirne e accedere e le istituzioni devono garantire che questo accada». Piena comprensione per le forme di «disagio e marginalità economica e sociale di ampie fasce di popolazione soprattutto nelle periferie», accanto alle quali proprio Croce Rossa è spesso impegnata in prima linea. Ciononostante «ci sembra che negare i diritti in questo caso alle persone Rom non sia la strada per risolvere problemi che vanno affrontati in altro modo – si legge nella nota -. Va detto, anche, che nella progettualità del superamento dei campi  è elemento fondamentale l’inclusione abitativa sia nell’edilizia popolare che privata. Se si fanno le barricate all’accesso alle case popolari o nei quartieri, come si pensa che si possano superare i campi andando oltre i semplici sgomberi?».

Integrazione e inclusione, ribadiscono da Croce Rossa, «sono forme di rispetto dei diritti di tutti. Ci auguriamo che tutti ne abbiamo consapevolezza». Quindi, in occasione della Giornata internazionale del popolo rom . Il nostro messaggio per oggi, 8 Aprile, giornata internazionale del Popolo Rom, celebrata ieri, 8 aprile, rilanciano il loro messaggio: «”Prima L’Umanità”. Di questo, crediamo
che tutti dobbiamo saper fare tesoro».

9 aprile 2019