“Amoris laetitia”, tra pastorale e dottrina

Presentato il volume del cardinale Coccopalmerio sul capitolo 8 dell’esortazione apostolica. Don Costa (Lev): testo «indirizzato alla gente comune»

Presentato il volume del cardinale Francesco Coccopalmerio sul capitolo 8 dell’esortazione apostolica. Don Costa (Lev): testo «indirizzato alla gente comune»

Presentato questa mattina, martedì 14 febbraio, alla Radio Vaticana il volumetto scritto dal cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, sul capitolo ottavo dell’esortazione apostolica Amoris laetitia, edito dalla Lev. «È un modo nuovo di guardare la realtà: così il cardinale mi ha spiegato questo suo scritto – ha detto il vaticanista Orazio La Rocca, chiamato a presentare l’opuscolo (il cardinale era assente per altri impegni) -. Una realtà non attenta alla dottrina fine a se stessa ma che entra nei problemi reali della gente. Nelle parrocchie, tra i preti, c’è già da tempo questo modo di avvicinarsi agli ultimi. Ora, grazie alla lungimiranza di un Sinodo, è stato codificato».

Per monsignor Maurizio Gronchi, docente all’Urbaniana e consultore al Sinodo sulla famiglia, «il pregio principale di questo volume è quello di far parlare l’esortazione. Non servono acrobazie per cogliere la novità pastorale nella continuità dottrinale». Una linea già adottata «dai vescovi della regione di Buenos Aires, di Malta e dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca». I relatori hanno insistito molto sulla chiarezza sia dell’Amoris laetitia che della spiegazione fornita dal cardinale Coccopalmerio. Che non scrive da canonista, pur adottandone la “forma mentis” (breve introduzione, testo e commento), ma da pastore. Chi conosce il porporato sa che trascorre le sue vacanze mettendosi a disposizione dei parroci per confessare e per celebrare l’Eucaristia nelle carceri milanesi. Questo testo, dunque, è scritto più da pastore che da canonista.  E tocca anche nodi spinosi. Ad esempio, a pagina 27 il cardinale scrive: «La Chiesa dunque potrebbe ammettere alla Penitenza e all’Eucaristia i fedeli che si trovano in unione non legittima i quali però verifichino due condizioni essenziali: desiderano cambiare tale situazione però non possono attuare il loro desiderio. È evidente che le condizioni essenziali di cui sopra dovranno essere sottoposte ad attento e autorevole discernimento da parte dell’autorità ecclesiale».

Una situazione da “vorrei ma non posso” le cui conseguenze sono tutte da valutare. «Accogliendo un peccatore sconfesso la dottrina? La risposta dell’autore è senza dubbio negativa – ha affermato monsignor Gronchi -. La proposta dell’Amoris laetitia è quella di un’armonica integrazione tra pastorale e dottrina, una novità nella continuità, un’unione senza confusione. Accogliere, accompagnare, discernere, integrare – ha ricordato – è la linea dell’esortazione. Un modello culturale da proporre anche alla società civile, e non mi riferisco solo ai migranti e ai poveri». Siamo di fronte a una presa di posizione ufficiale, è stato chiesto, rispetto ai “dubia” sollevati da quattro cardinali? «No, non è una risposta del Vaticano – ha replicato il direttore della Lev, don Giuseppe Costa -; il cardinale Coccopalmerio ha scritto le sue riflessioni e noi ospitiamo questi autorevoli commenti con l’intento di alimentare il dibattito. Questo testo è indirizzato alla gente comune con l’obiettivo di spiegarlo nella maniera più semplice possibile».

14 febbraio 2017