“Amore e verità”: il motto episcopale del rettore della Lateranense Amarante

A San Giovanni la Messa per l’ordinazione episcopale del sacerdote redentorista, presieduta dal cardinale Tobin (Newark). Tra i concelebranti, gli ausiliari di Roma

Essere un vescovo missionario del Vangelo. Si può racchiudere in questa frase l’invito rivolto dal cardinale Joseph William Tobin, arcivescovo di Newark, a padre Alfonso Amarante, nominato da Papa Francesco rettore della Pontificia Università Lateranense e arcivescovo titolare di Sorres. Venerdì 6 ottobre il porporato ha presieduto nella basilica di San Giovanni in Laterano la Messa per l’ordinazione episcopale del sacerdote della Congregazione del Santissimo Redentore al quale ha consegnato il Vangelo, l’anello, lo zucchetto, la mitra e il pastorale, segni visibili del ministero episcopale. Conconsacranti i cardinali Angelo De Donatis, vicario della diocesi di Roma, e José Tolentino de Mendonca, prefetto del dicastero per la Cultura e l’educazione.

Il 1° agosto scorso a monsignor Amarante – fino a poche settimane fa preside del Pontificio Istituto Superiore di Teologia Morale ad instar Facultatis (Accademia Alfonsiana) – è stato affidato «un incarico faticoso e pieno di speranza», ha scritto il Papa nella lettera al nuovo rettore della Lateranense. Il cardinale Tobin, anch’egli redentorista, ha riflettuto che conferendo a padre Amarante il titolo di arcivescovo, Francesco non lo ha chiamato a prendersi «cura di una diocesi popolosa, ricca e intelligente, né di una diocesi ancora in formazione e notevolmente povera. Ti ha invece chiesto di supervisionare la missione di una particolare famiglia di fede – gli ha detto -, una venerabile università che ha sempre avuto uno stretto rapporto con il vescovo di Roma. Sentirai questo peso, affronterai i lupi che minacciano la testimonianza evangelica, persino l’esistenza di una grande università, troverai ogni giorno nuovi modi per dare la tua vita».

L’omelia del porporato si è quindi incentrata sulla missionarietà della Chiesa, nella cui tradizione il mese di ottobre è connotato da una particolare attenzione alla missione “ad gentes”. «Le sfide dell’annuncio del Vangelo oggi possono essere affrontate solo da una Chiesa di missionari – ha affermato -, una Chiesa in uscita, una comunità che si preoccupa di annunciare la pienezza di vita. La missione di un vescovo missionario segue l’esempio del buon pastore che dà la vita per le sue pecore. Se la santità della Chiesa è missionaria, allora la santità dei pastori non può che essere missionaria. Il ministero del vescovo è quello di chiamare e coordinare i doni di tutti i battezzati per il bene della missione della Chiesa».

La Messa, animata dalla Cappella Musicale Corradiana di Molfetta, è stata concelebrata da numerosi vescovi, tra i quali gli ausiliari di Roma, e da oltre cento sacerdoti redentoristi provenienti da varie regioni d’Italia e da diversi stati del mondo. Familiari, amici ed ex studenti hanno omaggiato con un lungo applauso il nuovo arcivescovo quando ha attraversato la navata della basilica impartendo la benedizione. Nato a Pagani (Salerno) 53 anni fa, monsignor Amarante ha scelto come motto episcopale le parole “Amore e verità”, binomio a cui ha fatto riferimento Papa Francesco nella bolla di nomina. «L’Amore è inscindibile dalla Verità – ha affermato Amarante -. Non ho mai pensato che l’insegnamento e lo studio, che hanno caratterizzato la maggior parte della mia vita ministeriale, fossero cosa diversa da un ordinario annuncio del Vangelo. Ho invece sempre pensato che l’attività accademica fosse soltanto uno dei tanti modi attraverso cui la Chiesa annuncia il Vangelo, e proprio per questo adempie alla sua missione. È questa convinzione che mi fa guardare il delicato ministero che Papa Francesco mi ha voluto affidare chiamandomi come rettore della Pontificia Università Lateranense. In un mondo come il nostro che tende a polarizzare le questioni generando conflitti – ha concluso -, noi più di tutti gli altri abbiamo il dovere di costruire ponti e abbiamo il dovere di farlo senza nessun sentimentalismo ma mettendoci al servizio delle “ragioni della nostra speranza”».

9 ottobre 2023