Amnesty: diritto di protesta a rischio in tutta Europa

La denuncia nel nuovo rapporto che prende in esame la situazione nei 21 Stati Ue. In tutto il continente, «restrizioni e attacchi contro le persone che protestano pacificamente»

«In tutta Europa il diritto di manifestare pacificamente è sotto duro attacco, poiché le autorità statali stigmatizzano, criminalizzano e reprimono sempre più le persone che manifestano in modo pacifico imponendo restrizioni ingiustificate e punitive e ricorrendo a mezzi sempre più repressivi per soffocare il dissenso». A denunciarlo è Amnesty International, nel rapporto “Poco tutelato e troppo ostacolato: lo stato del diritto di protesta in 21 Stati europei“, presentato ieri, 9 luglio. Un faro puntato su «un modello europeo di leggi repressive, uso eccessivo o non necessario della forza, arresti e procedimenti arbitrari, restrizioni ingiustificate o discriminatorie, nonché l’uso crescente di tecnologie di sorveglianza invasive, che portano a una sistematica erosione del diritto di protestare».

A illustrarlo è Agnès Callamard, segretaria generale dell’organizzazione. «La ricerca di Amnesty International – afferma – dipinge un quadro profondamente inquietante di un attacco, su scala europea, contro il diritto di protesta. In tutto il continente, le autorità stanno diffamando, ostacolando, scoraggiando e punendo illegalmente le persone che protestano pacificamente. Nella storia – ricorda -, la protesta pacifica ha avuto un ruolo cruciale nel raggiungimento di molti dei diritti e delle libertà che oggi diamo per scontati. Eppure, in tutta Europa, leggi e politiche repressive, combinate con pratiche ingiustificate e tecnologie di sorveglianza invasiva, stanno creando un ambiente tossico che rappresenta una seria minaccia per le persone che manifestano pacificamente – aggiunge -. Anche solo uno di questi sviluppi, in un singolo Stato, sarebbe preoccupante, ma decine di tali tattiche repressive su scala europea sono decisamente spaventose».

Lo dimostrano i dati. Il rapporto evidenzia un uso diffuso, eccessivo e/o non necessario della forza da parte delle forze di polizia contro le persone che manifestano pacificamente, compreso l’uso di armi meno letali. Nei casi riportati, sono state causate lesioni gravi e talvolta permanenti, tra cui ossa o denti rotti (Francia, Germania, Grecia, Italia), la perdita di una mano (Francia), la perdita di un testicolo (Spagna), slogature, danni agli occhi e traumi cranici gravi (Spagna). In alcuni Stati, l’uso della forza ha costituito tortura o altri maltrattamenti e in Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Serbia, Slovenia e Svizzera le forze di polizia hanno impiegato forza eccessiva anche contro le persone minorenni.

Non è esente l’Italia, dove, nei mesi precedenti alla pubblicazione del rapporto, le autorità hanno disperso diverse manifestazioni pacifiche, in alcuni casi ricorrendo a un uso eccessivo o non necessario della forza. È il caso del 23 febbraio 2024, quando «due proteste pacifiche per denunciare la situazione a Gaza, nelle città di Pisa e Firenze, sono state represse con un uso sproporzionato della forza da parte delle forze di polizia, causando diversi feriti tra le persone partecipanti, comprese alcune persone minorenni», si legge nel rapporto di Amnesty, che mette in luce anche casi di impunità o di mancata assunzione della responsabilità da parte delle forze di polizia in numerosi Stati, tra cui Austria, Belgio, Francia, Grecia, Germania, Italia, Portogallo, Serbia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Turchia e Regno Unito.

Gli Stati, evidenziano dall’organizzazione, utilizzano sempre di più nuove tecnologie e vari strumenti di sorveglianza per effettuare controlli mirati e di massa sulle persone che manifestano, tra cui il tracciamento e il monitoraggio delle attività e la raccolta, l’analisi e l’archiviazione dei dati. Diversi Stati hanno aumentato l’uso della sorveglianza tramite legge, senza adottare adeguate misure di tutela e rendendo queste pratiche suscettibili a diffuse violazioni dei diritti umani. Si è registrato un notevole aumento nell’uso de sistemi di riconoscimento facciale: attualmente sono utilizzati dalle forze di polizia in 11 degli Stati esaminati e altri sei pianificano di introdurli.

«L’uso della tecnologia nel riconoscimento facciale per l’identificazione delle persone che manifestano equivale a una sorveglianza di massa indiscriminata e nessuna misura di tutela può prevenire i danni che provoca», è la denuncia di Amnesty, che chiede un divieto assoluto di tali sistemi tecnologici.

10 luglio 2024