Ambulatorio dei poveri più affollato

In aumento gli italiani nella struttura dell’Inmp di via San Gallicano. 30 mediatori culturali a sostegno dei pazienti stranieri. Interventi anche con unità mobile

In aumento gli italiani nella struttura dell’Inmp di via San Gallicano. 30 mediatori culturali a sostegno dei pazienti stranieri. Interventi anche con unità mobile

«Il nostro paziente numero 100mila è una bambina di 18 mesi. Proviene da una famiglia straniera ma per i nostri servizi sanitari è una paziente uguale agli altri, come d’altronde sancisce la nostra Costituzione: “Il diritto alla salute è uguale per tutti”». Lo racconta la dottoressa Concetta Mirisola, direttrice generale dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà (Inmp). L’organismo di via San Gallicano porta avanti la ricerca sanitaria e fa da Osservatorio nazionale. L’attività strategica è l’assistenza sanitaria presso il proprio poliambulatorio nel cuore di Trastevere, dove vengono offerte cure ai pazienti migranti, ma non solo: «Negli ultimi anni – spiega la direttrice – si è registrato un progressivo aumento dei pazienti italiani. Sono persone senza fissa dimora, ma anche pensionati che vivono in situazioni di precarietà». L’ambulatorio «non è ghettizzante, chiunque può venire ed essere visitato. Le esigenze a cui andiamo incontro non sono solo di tipo sanitario ma anche di tipo sociale».

In passato la presenza era soprattutto di pazienti stranieri, per questo il centro si avvale di 30 mediatori culturali: «Parlano 33 lingue, alcuni di loro sono richiedenti asilo che si sono offerti di aiutare. Oltre al problema della lingua, ogni cultura ha il suo modo di affrontare il corpo e la salute, glielo potrebbero raccontare benissimo i nostri antropologi». L’ambulatorio interviene direttamente sul campo: «Negli hot–spot, come Lampedusa. Qui a Roma siamo andati al centro di accoglienza Baobab, dove abbiamo incontrato monsignor Konrad Krajewski, l’elemosiniere del Papa», ricorda Mirisola. Accedere al servizio sanitario, spiega, non è complesso solo per i migranti, ma anche per i senza tetto: «Abbiamo un’unità mobile che va dalle persone che altrimenti non si avvicinerebbero. Tra i nostri pazienti tanti vivono per strada, il nostro ambulatorio è una sorta di punto di riferimento». L’équipe di via San Gallicano collabora con altre realtà, come Caritas e Comunità di Sant’Egidio, offrendo anche supporto psicologico e legale con gli avvocati di strada: «Una presa in carico totale della persona».

Dal 2008, anno di nascita dell’istituto, oltre 485mila persone hanno varcato le porte dell’ambulatorio. All’inizio la percentuale di italiani era del 6%, mentre nel 2016 si è giunti a una presenza del 43,9%. Nel primo anno di attività i pazienti totali sono stati 8.165 mentre nel 2016 il numero è salito a 18.425: «Molti si rivolgono all’Inmp anche per avere i farmaci che non possono permettersi, per cui l’Istituto si è attivato con un fondo di solidarietà». Con il sostegno del ministero della Salute, negli ultimi tre anni sono inoltre partiti progetti mirati: «Pensiamo a quelle persone che si trovano nella fascia immediatamente superiore a quella dell’esenzione. Non possono permettersi il costo del ticket, figuriamoci pagarsi una visita specialistica», spiega Mirisola. Sono state così eseguite 9.281 visite oculistiche e distribuiti 2.241 occhiali; 8.575 visite odontoiatriche e offerte 1.690 protesi dentali; 9.305 visite audiologiche e 109 protesi acustiche: «Possiamo solo immaginare cosa vuol dire per un bambino vedere bene o per un anziano tornare a sentire le voci e partecipare al mondo che lo circonda».

17 luglio 2017