Alternanza scuola-lavoro, a partire dal discernimento ignaziano
Il progetto pilota proposto dalla cooperativa Sophia al liceo Vivona: 70 ore, a livello individuale e seminariale, per dare agli studenti gli strumenti per scegliere università e futuro professionale
Chi non ha avuto difficoltà, nella propria vita, a decidere che scuola o università frequentare, quale percorso professionale seguire, in linea con i propri talenti e passioni? Aiutare a superare queste difficoltà è quanto si prefigge il progetto-pilota promosso dalla cooperativa Sophia “Trova la tua facoltà”, che rientra nel percorso di alternanza scuola-lavoro, realizzato insieme a don Alessandro Di Medio, docente di religione al liceo classico “Vivona” di Roma, e allo psicologo Luca Strambi. Il progetto è stato realizzato in team da 6 persone e prevede 70 ore di lavoro, individuale e in gruppo, tra cui un seminario di 4 giorni che si è svolto dal 2 al 5 gennaio. Un percorso in orario non scolastico, con giornate full immersion dalle 9 alle 18, per dare agli studenti gli strumenti per fare la scelta giusta riguardo al proprio futuro. Il metodo proposto è quello del discernimento di san Ignazio di Loyola, attualizzato allo scenario contemporaneo. Un approccio cattolico ma non confessionale perché rivolto a tutti, indipendentemente dall’appartenenza religiosa o meno. Dopo il seminario i ragazzi scriveranno una relazione personale sui frutti di questa esperienza, che saranno presentati a metà febbraio durante un evento in Senato. A maggio si terrà un altro evento conclusivo, sempre a Roma, con oltre 1.200 studenti. L’obiettivo è riproporre il metodo in altre scuole, per aiutare i giovani a scegliere in maniera consapevole, ascoltando il sogno della propria anima.
In un liceo romano coinvolti 60 ragazzi tra i 16 e i 18 anni. Nel liceo “Vivona” è stato il progetto di alternanza scuola/lavoro con più adesioni, e ha coinvolto 60 ragazzi tra i 16 e i 18 anni di almeno 8/9 classi. «Il metodo ignaziano del discernimento suscita un interesse enorme, che va al di là della fede cattolica – spiega don Alessandro Di Medio, che è anche direttore spirituale del gruppo Signa Veritatis nella parrocchia san Francesco Saverio a Garbatella -. I giovani rimangono stupiti da come sia possibile comprendere ciò che veramente si vuole partendo dall’interiorità». Infatti la differenza sostanziale tra orientamento al lavoro e discernimento, precisa don Di Medio, è che «l’orientamento è rivolto all’esterno, il discernimento mira a un rapporto più vero e profondo con se stessi». Marco Ruopoli, responsabile della cooperativa Sophia e del progetto, crede molto in questo metodo, «che decliniamo a seconda delle situazioni: i giovani hanno un grande bisogno di senso e di riferimenti. A scuola non è così scontato fare un lavoro su di sé, in genere si punta a prendere un voto e basta. Il discernimento è un invito ad assumersi la responsabilità dei propri talenti e limiti, per affrontare le scelte e la vita in maniera costruttiva».
Un metodo che porta frutti. Dalla quattro giorni di seminario – l’esperienza è stata una prima nazionale – alcuni hanno già tratto conclusioni utili: chi ha deciso di frequentare la facoltà di ingegneria elettronica, chi matematica. Se poi qualcuno non vuole continuare affatto gli studi, potrà capire meglio come indirizzare le proprie risorse. Le tante testimonianze portate da giovani e adulti, che hanno già fatto proprio il metodo durante il percorso con “Signa Veritatis”, confermano la bontà dell’esperienza. «Il mio obiettivo era fare soldi – ha raccontato Federica, giovane siciliana di Caltanissetta -. Volevo diventare broker e stare tranquilla. Perciò scelsi Scienze bancarie, finanziarie e assicurative a Milano. Ho trovato subito lavoro a Madrid nell’intermediazione dei fondi di investimento. Guadagnavo tanto e spendevo altrettanto in svaghi. Ma avevo il portafogli pieno e il cuore vuoto». Cercando lavoro on line per alcuni amici Federica si è resa conto che l’ambito delle risorse umane le piaceva. Ha lasciato l’impiego remunerativo ma arido e ora collabora con la cooperativa Sophia per aiutare altri ragazzi a trovare lavoro. Ernesta invece ha una storia più lunga e impegnativa. Laureata in matematica, vita agiata con marito e due figli, lavora per 20 anni in una grande multinazionale senza risparmiarsi. Finché a 50 anni non arriva la scure della mobilità e la diagnosi di una malattia. «È stata una fase molto difficile ma l’ho superata – ha detto -. Ho avuto la possibilità di dare un senso vero, non effimero, alla mia vita». La crisi le ha permesso di scoprire l’amore per i beni museali, ha preso un’altra laurea e un master, trovato subito lavoro per un Dipartimento statale nella didattica museale e ora ha cambiato di nuovo: fa l’insegnante di sostegno in un liceo. «Io e questo ragazzo ci aiutiamo a vicenda. Finalmente faccio una cosa che ha un senso».
Tante le storie raccontate. Giuseppe prima aveva un’azienda avviata ora fa corsi di elettricista ai ragazzi Neet, che non studiano né lavorano. Maria Paola ha mollato un lavoro sicuro come dietista in un ospedale (che non le dava nessuna gioia) e ha trovato subito un impiego come pasticcera in un ristorante gourmet. Gabriele si è laureato a fatica in una facoltà che detestava, Economia, poi ha realizzato il suo sogno di fare il doppiatore. Anche Davide, al quarto anno di Giurisprudenza, non ama la sua facoltà. Al contrario ha una grande passione per la letteratura. Nonostante le ripetute crisi, grazie al discernimento, ha deciso di concluderla ma nel frattempo ha scritto poesie e sceneggiature e fondato un gruppo che realizza cortometraggi. Ora collaborerà con il Progetto Policoro della Cei per aiutare altri giovani ad aprire proprie attività. Claudia invece oggi fa l’insegnante di matematica ma ha rinunciato ad una brillante carriera come biologia ricercatrice perché ha scoperto che la sua passione «è stare con i ragazzi, aiutarli a superare le proprie difficoltà». (Patrizia Caiffa)
8 gennaio 2018